Omelia nella Messa votiva di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo – Torino, Piccola Casa della Divina Provvidenza, 14 Giugno 2019

17-06-2019

Carissimi Fratelli e Sorelle, Deo gratias! Deo gratias, carissimi Sacerdoti di san Giuseppe Benedetto Cottolengo, che celebrate in festa il 50° anniversario del riconoscimento canonico della vostra Congregazione!

1. Grazie per questo invito a celebrare con voi la S. Messa. Essere qui è una grande gioia per me: non solo per l’amicizia con tanti di voi e per il ricordo dei due anni in cui, nella Piccola Casa, ho frequentato i corsi della FIST; anche per la stima che ho nei confronti dell’Opera nata dal cuore grande di s. Giuseppe Benedetto Cottolengo, il suo stile, la sua impostazione, il suo “Deo gratias” che è un concentrato di fede, di speranza e di carità… Inoltre, vissuto un bel po’ di anni a Biella, nella Comunità dell’Oratorio di san Filippo, ho vivo in me il legame tra quella Casa e la Casa Cottolenghina, fondata dal mio confratello P. Carlo Mino; e, da figlio di san Filippo Neri per 42 anni nella Congregazione dell’Oratorio, (e tale rimango anche a Ivrea, nel servizio alla Chiesa a cui sono stato mandato), come dimenticare che anche san Giuseppe Benedetto pensò un giorno di diventarlo? Lo sappiamo: già canonico del “Corpus Domini”, e impegnato generosamente nel suo ministero, sentiva di essere chiamato a dare di più… Il suo confessore, p. Fontana, dell’Oratorio di Torino, gli disse: “Voi non sarete né Filippino, né claustrale, ma un povero sacerdote di Torino, perché Dio vuole servirsi di voi per opere di sua gloria”. “Meno mi occupo di me, più se ne occupa Dio” diceva il s. Cottolengo. Il Signore, infatti, lo condusse per mano sulla via a cui lo chiamava: era la via della carità vissuta non a distanza, ma nella donazione totale di sé ai più poveri; con una immensa fiducia nella Divina Provvidenza… E a chi diceva che il Cottolengo era diventato pazzo a fare quel che faceva, p. Fontana rispondeva: “Se foste pazzi anche voi della pazzia del Cottolengo non tardereste a riempire di santa meraviglia tutta la città. È vero o non è vero che per chi ha fede tutto è possibile? C’è più fede nel solo Cottolengo che in tutta Torino”.

2. Cari Amici, la vita del santo Cottolengo è il più bel commento della Parola di Dio che abbiamo ascoltato. Risuona forte in noi questa divina Parola: “Charitas Christi urget nos: l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. Quindi se uno è in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”. (2 Cor 5,14-17). “L’avete fatto a me. Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi av vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi… Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli pià piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,31-40).

Charitas Christi urget nos! E’ dall’amore di Cristo per noi che nascono le opere di carità, come risposta a questo amore che non ha eguali… E questo amore di Cristo per noi non un sentimento: è un fatto da cui nasce, si sviluppa e cresce una storia nuova, una storia che ha coinvolto il canonico Cottolengo e coinvolge anche noi…

Il cristianesimo – la nostra religione, che è ben più che una religione, tanto che non può neppure essere paragonata alle altre religioni: non lo diciamo con orgoglio; lo diciamo con umiltà, sapendo che, per grazia di Dio, non per merito nostro, siamo cristiani! – è un fatto accaduto nella storia: non il tentativo umano – pur nobile – di innalzarsi a Dio, ma il fatto che Dio è sceso, si è fatto Uomo, vero Uomo per amore nostro: si è rivelato, ci ha chiamati all’incontro con Sé nella Persona di Gesù Cristo! La Vita di Dio si è aperta ad accoglierci, e la nostra vita si apre ad accogliere Dio! La nostra vita diventa vita divino-umana! “Se uno è in Cristo è una creatura nuova!” abbiamo ascoltato… Vivere non è vivere per se stessi, ma “ma per Lui che è morto e risorto per noi”: vivere per Lui perché noi siamo in Lui: apparteniamo a Cristo, siamo parte di Lui: “Siamo membra del suo corpo, della sua carne e del suo sangue” dice san Paolo (Ef.5,30)… “Vivo io, non più io, Cristo vive in me e questa vita che io vivo n carne la vivo nella fede del figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal.2,20). Gesù Cristo è “qualcosa” che mi sta accadendo, una presenza viva che riempie la vita di una intensità che non possiamo generare da soli!

E’ di qui – da questo rapporto di comunione con Cristo, da questo appartenerGli, che fiorisce il miracolo: “l’incedere – diceva don Giussani – del passo divino, l’incedere dei passi di Gesù dentro a tutti i passi che le nostre gambe fanno durante la giornata: questo è il miracolo; non una cosa strana, ma una cosa normale. Dio riempie di miracolo la nostra vita facendo diventare miracolo tutto quello che facciamo”.

I nostri Santi hanno sperimentato tutto questo, si sono conformati a Cristo dentro a questo rapporto con Lui! Il loro vero “volto” è questo! “In essi e con essi – diceva il beato Charles de Foucauld – contempliamo Colui la cui contemplazione ha riempito la loro vita”; “Tra il Vangelo e le vite dei santi – diceva san Francesco di Sales – non passa maggior differenza di quella che passa tra una musica scritta e una musica cantata”.

E allora noi, dal profondo del nostro cuore, diciamo al Signore Gesù: donaci la grazia di sperimentare, dentro alla nostra esistenza, la bellezza del cristianesimo, la sua verità così corrispondente al cuore umano, la sua capacità di sorreggere la vita, di fare di essa un miracolo. Donaci la grazia di sperimentare che l’incontro con la Tua Persona è un avvenimento che accade ad ogni istante, e che il nostro rapporto con le persone e con le cose, nelle circostanze più varie della vita, è strada al rapporto con Te, che tutto trasformi perché sei il Significato di tutto.

E’ questa, miei Fratelli, la vita vera della Chiesa: … non le cose che i media talvolta registrano e su cui noi stessi ci soffermiamo, ma la Vita di Cristo che cresce nella nostra vita umana, nei nostri “sì” detti a Lui nello scorrere delle ore e dei giorni… “La Chiesa cresce nelle anime” ha ripetuto – con Romano Guardini – il grande Papa Benedetto lungo tutto il suo Pontificato e ancora nel momento in cui scese dalla Cattedra di Pietro… “La Chiesa cresce nelle anime”! E allora affidiamo il nostro cammino alla Vergine Madre nel cui grembo il cristianesimo è sorto. Ci affidiamo a Lei, al Suo amore materno, con l’invocazione cara a san Giuseppe Benedetto: “Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi”.

Buon cammino! Non dimentichiamo la sorgente! E sia lodato Gesù Cristo!