Messaggio alla Diocesi per la S. Pasqua 2021

Domenica delle Palme, 28 marzo 2021

1. Dalla “Coena Domini” alla Veglia pasquale rivivremo nella Santa Liturgia, che li rende presenti, i grandi eventi della Pasqua del Signore, la sua morte in croce e la sua risurrezione, su cui si fonda la nostra fede e che sono la sorgente del vivere cristiano.

Le donne che, per prime, la domenica mattina, andarono al sepolcro lo trovarono aperto e vuoto; Pietro e Giovanni che corsero là, quel mattino stesso, dopo l’annuncio portato da Maria Maddalena, videro intatto, ma privo del corpo di Gesù, il lenzuolo in cui era stato avvolto. Nessuno aveva sottratto il corpo del defunto, come testimoniarono anche i soldati posti di guardia. Colui che era indiscutibilmente morto sulla croce e fu deposto nel sepolcro la sera del venerdì, fin dalle prime ore della domenica iniziò a mostrarsi vivo a Maria Maddalena chiamandola per nome; nel pomeriggio, si unì al cammino dei due discepoli che scendevano da Gerusalemme ad Emmaus, spiegò loro la Scrittura in tutto ciò che a Lui si riferiva e spezzò il pane con essi; la sera stessa, andò ad incontrare gli apostoli nel cenacolo e mostrò loro le mani e i piedi feriti dai chiodi.

Questi uomini e queste donne non capivano tutto, ma constatavano che il loro Maestro, che avevano visto sconfitto e straziato sulla croce e deposto sulla fredda pietra, era di nuovo con loro: vivo non solo nel loro ricordo: vivo davvero, vivo nel Suo corpo. Tutto era misterioso, ma indiscutibilmente reale! I loro occhi vedevano, ed essi testimoniarono ciò che avevano visto: gli incontri con Lui durante quaranta giorni, fino all’ascensione al cielo dal monte degli Ulivi, quando li rassicurò: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Tornarono al loro lavoro, ripresero le loro occupazioni, ma ora vivevano ogni cosa riconoscendo la Presenza del Salvatore – misteriosa ma reale – che dava a tutto un senso nuovo e li spingeva a compiere ciò che il Maestro aveva loro insegnato.

E’ l’esperienza di fede, Fratelli e Sorelle, che anche a noi oggi è dato di fare. Cristo è qui nella Sua Parola che risuona nel Vangelo; nel pane e nel vino consacrati che diventano e sono il Suo Corpo e il Suo Sangue; è qui nelle parole della assoluzione da cui i nostri peccati sono cancellati; è qui, con il Suo amore fedele, nelle nostre comunità, nelle vicende liete e in quelle tristi della nostra esistenza! Il dono della Pasqua è la possibilità di vivere tutto alla luce del fatto unico e straordinario allora accaduto e oggi misteriosamente presente.

2. Una fede da testimoniare e da trasmette.

Trent’anni fa, san Giovanni Paolo II pubblicava l’enciclica Redemptoris missio, con la quale chiedeva di prendere sul serio una realtà che conosciamo: i nostri non sono più i “tempi della cristianità”, quando i codici culturali della società e il modo di vivere da essi sostenuto aiutavano a trasmettere la fede: oggi respiriamo un’aria culturale che è ostile, non solo neutrale, nei confronti della fede. I nostri sono i “tempi apostolici”: come la Chiesa delle origini, siamo chiamati a vivere con nuova freschezza l’esperienza della fede e la passione per la missione, nella convinzione che ognuno di noi è un missionario e che il “territorio di missione” è ovunque si vive, poiché l’evangelo non è per pochi eletti, ma per tutti.

Papa Francesco rinnova oggi questa chiamata sottolineando la necessità della “conversione missionaria”: espressione forte che contiene la necessità di testimoniare la novità che dalla fede scaturisce, il cambiamento reale della nostra vita: il passaggio – direbbe Newman – da un assenso nozionale all’assenso reale: dal credere in Dio in astratto, a credere in Dio che è realtà e che diventa la realtà della vita: Dio nel cuore, nei pensieri e nei sentimenti, nelle parole e decisioni, nel vivere la vita.

“Cristo è risorto e presente” non è una formula del nostro parlare. Quando è il modo di vivere, scatta la missione!

Buona Pasqua, Fratelli e Sorelle!

+ Edoardo, vescovo

01-04-2021