La mostra...

Il nome di Secondo Pia (1855-1941) è noto a livello mondiale per la fortunata fotografia che ebbe modo di scattare alla Sindone in occasione dell’Ostensione del 1898, rivelando l’insospettato comportamento dell’impronta sul negativo fotografico.

Ma non tutti conoscono che tale evento fu un certamente centrale nella sua attività di fotografo, tuttavia rappresentò solo un momento particolarmente significativo di una lunga carriera che ha portato a documentare con la nuova arte il patrimonio artistico e archeologico in Piemonte, Valle d’Aosta e non solo, per oltre 50 anni, in maniera tanto colta quanto disinteressata. Non fu infatti un fotografo professionista, ma “per diletto”, come lui stesso si definiva, pur se la sua competenza venne riconosciuta e lo colloca tra i maggiori fotografi della sua epoca.

La sua cultura gli consentì di esplorare con competenza gli stili e le epoche, a partire dai reperti archeologici, con una particolare attenzione – tributo dovuto alla sua epoca – al Medioevo, senza per altro disdegnare l’allora poco considerato Barocco. Con lui erano in contatto grandi studiosi dell’epoca, ai quali con generosità donava le stampe delle proprie fotografie.

Ma, come detto, non fu questa la sua professione. Avvocato, divenne anche sindaco di Asti e animatore de membro di importanti istituzioni e sodalizi culturali. Nella sua lunga attività di appassionato della fotografia, ha lasciato un numero impressionante di lastre oggi al Museo Nazionale del Cinema di Torino, mentre le relative stampe si trovano oggi in vari archivi, tra cui, la Biblioteca Reale di Torino, la Confraternita del SS. Sudario\Museo della Sindone – che possiede anche importanti lastre quali la fotografia della Sindone e il quadro della Consolata di Torino - nonché alcune delle sue Autochrome Lumière, le prime lastre a colori immesse sul mercato nel 1907 -  e la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici del Piemonte.

Al Museo della Sindone pervenne per volontà testamentari dei figli del fotografo anche la preziosissima documentazione dell’intera produzione del Pia, raccolta in schede manoscritte dell’Autore che minuziosamente compilava per ogni scatto, contenente i provini, le informazioni tecniche della ripresa e notizie storiche sulle opere fotografate.

La mostra che oggi viene organizzata dal Polo Culturale di Ivrea e dal Centro Internazionale di studi sulla Sindone propone un allestimento innovativo, nel quale vengono esposte le schede e le relative fotografie di Secondo Pia di vari monumenti della Diocesi di Ivrea a cavallo tra Otto e Novecento, affiancate da scatti eseguiti da Osvaldo Marchetti nel 2025, anch’egli dilettante di grande capacità ed egualmente disinteressato, il più possibile ripetendo la posizione scelta da Secondo Pia.

Lo scopo di questa mostra e di tale raffronto può essere letto a vari livelli.

Certamente ci dà testimonianza delle capacità del fotografo, della sua cultura e della sua filosofia: come si può notare, e come emerge da tutta la sua produzione, il Pia non si sofferma su ritratti o persone, ma usa le figure umane, laddove ci siano, per offrire un riferimento circa le dimensioni del monumento, quasi una citazione di Protagora “L'uomo è la misura di tutte le cose", attribuita e resa celebre dal Teeteo di  Platone.

Inoltre la scelta di affiancare le stesse vedute a distanza di oltre cento anni consente di comprendere il mutamento del paesaggio e del contesto, di cogliere dove l’uomo ha distrutto nel tempo e dove un intelligente opera di salvataggio ha consentito di tramandare quanto la storia, l’arte e la fatica umana ci hanno consegnato. Molte delle immagini riguardano l’ambito religioso. Sono in gran parte opere che rispecchiano la fede che ha innervato e plasmato il territorio, costate spesso fatica e sacrifici alle persone e comunità che le hanno volute, magari per voto, commissionate e costruite, all’interno delle quali la liturgia e la pietà hanno nutrito la fede di generazioni. Oggi spesso lo spopolamento, la perdita di una identità locale, e anche le obbiettive difficoltà della Chiesa sul territorio ne decretano un progressivo abbandono. Forse però iniziative come questa possono servire a ricordare quanto questi luoghi, santificati dalla preghiera e dalla devozione, non possono essere lasciati al loro destino, e non solo per un eventuale valore artistico, ma soprattutto per ciò che rappresentano ed hanno rappresentato.

Ed infine l’archivio fotografico del Pia, anche con questo lavoro di confronto con l’oggi, comporta una miniera di informazioni per le operazioni di tutela e restauro, consentendo anche, come è avvenuto, di mettersi sulle tracce di opere che nel tempo si sono perdute.

Inaugurazione...

La mostra verrà inaugurata venerdì 26 settembre 2025 alle ore 17,30.

  • Saluto di S.E.R.  Mons. Daniele Salera, Vescovo di Ivrea
  • Intervengono:
    • Gian Maria Zaccone, Direttore Centro Internazionale di Studi sulla Sindone
    • Corrado Azzollini, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Torino

Sale espositive Seminario vescovile via Varmondo 28, Ivrea. INGRESSO LIBERO.

Dove e quando...

La mostra sarà visitabile nei sabati e nelle domeniche dal 27 settembre 2025 al 26 ottobre 2025 dalle ore 14,30 alle 17,30.

Sale espositive Seminario vescovile via Varmondo 28, Ivrea.

Info e prenotazioni...

Per informazioni e prenotazioni è attivo il numero di telefono 0125641138 (martedì, mercoledì, giovedì dalle 9.00 alle 12.00).

INGRESSO LIBERO.