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Domenica 13 ottobre 2019

San John Henry Newman

Ho negli occhi l’immagine di san Giovanni Enrico Newman sulla facciata della Basilica di S. Pietro: ritratto con il suo abito filippino, mentre pensavo di vederlo nella porpora cardinalizia; e la cosa mi ha fatto immensamente piacere. Con lui – ai suoi lati – quattro donne, tutte, eccetto una, sue contemporanee e vissute in luoghi diversi (Europa, Asia, America Latina), espressione del cammino della Cattolica Chiesa nello spazio, oltre che nel tempo: santa Giuseppina Vannini (Roma 1859-1911), fondatrice delle Figlie di S. Camillo de Lellis per l’assistenza degli infermi; santa M. Teresa Chiramel Mankidiyan (Kerala 1876-1926), dedita all’apostolato della Famiglia, l’educazione delle ragazze e la cura dei malati; santa Dulce Lopes Pontes (Salvador de Bahia, Brasile 1914-1992), dedita, tra le Missionarie dell’Immacolata, ad assistere materialmente e spiritualmente gli abitanti della favela di Alagados; santa Margarita Bays (Siviriez, Cantone svizzero di Friburgo 1815-1879), mai entrata in una Congregazione religiosa e sempre dedita ad una intensa vita di preghiera, servì materialmente e spiritualmente i suoi familiari e gli abitanti del villaggio, mantenendosi con il lavoro di sarta.

Che ci fa tra queste sante donne, per lo più semplici e dedite al servizio della carità, il grande Newman, teologo, letterato, poeta, scrittore, intellettuale di prim’ordine, persino cardinale di S. Romana Chiesa dal 1879 alla morte nel 1890, in riferimento al quale Papa Benedetto disse: «Grandi scrittori e comunicatori della sua statura e della sua integrità sono necessari nella Chiesa oggi e spero che la devozione a lui ispirerà molti a seguirne le orme»?

A parte il fatto che l’alto livello intellettuale, lo studio e la ricerca non lo hanno reso un uomo di soli libri, ma, come prete dell’Oratorio, anche da cardinale, si dedicò intensamente al servizio pastorale («Visse il ministero sacerdotale – ricordò Papa Benedetto – nella devota cura per la gente di Birmingham [nel periferico quartiere operaio di Egbaston, volutamente scelto da lui per impiantare l’Oratorio], visitando i malati e i poveri, confortando i derelitti, prendendosi cura di quanti erano in prigione»), la presenza di Newman tra queste “Sante della carità” ci ricorda che senza la profonda e fedele adesione alla Verità – il depositum fidei, la integra dottrina della Chiesa – la carità può trasformarsi in filantropia, un umanesimo che, a ben guardare, mostra il volto di un povero antropocentrismo. «Sono consapevole – scrive Papa Benedetto nella sua prima enciclica – degli sviamenti e degli svuotamenti di senso a cui la carità è andata e va incontro. Di qui il bisogno di coniugare la carità con la verità non solo nella direzione della “veritas in caritate”, ma anche in quella, inversa e complementare, della “caritas in veritate”. La verità va cercata, trovata ed espressa nella “economia” della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità. Solo in questo stretto collegamento con la verità, la carità può essere riconosciuta come espressione autentica di umanità… Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta».

Lungo l’intera sua vita, come tutti gli autentici santi, Newman pensò di essere ben lontano dall’esserlo: «Non sono portato a fare il santo – diceva – mi basta lucidare le scarpe ai santi, se san Filippo in cielo avesse bisogno di lucido da scarpe». Il suo impegno, in realtà, fin dall’età di 15 anni, nel 1816, il tempo della sua “prima conversione”, fu vissuto alla luce di quanto aveva letto ed accolto come motto della sua esistenza: “La santità piuttosto che la pace”: cercò, da quel momento, di svelare ogni tipo di pace falsa, di seguire la verità in modo incondizionato e di condurre una vita improntata al Vangelo. E la carità che egli visse è la stessa vissuta da santa Dulce nella “favela” di Alagados, da Giuseppina Vannini al letto degli infermi, da Maria Teresa tra le famiglie povere, da Margarita, laica, che serviva nel suo villaggio e si manteneva facendo la sarta.

† Edoardo, vescovo

Oratorio 2019

In cammino con i Padri della Chiesa


Il Vescovo con la comunità oratoriana di Ivrea invita all’Oratorio 2019. Il tema “In cammino con i Padri della Chiesa”.

  • Lunedì 21 ottobre
  • Lunedì 18 novembre
  • Lunedì 9 dicembre

Gli incontri si svolgeranno presso il vescovado. Inizio ore 20,45.


La vocazione

Lettera Pastorale 2019/2020

Eucaristia: convocati alla presenza del Signore

Carissimi Fratelli e Sorelle,

iniziando l’ottavo anno del mio servizio in questa Chiesa, ripenso al cammino che mi sono proposto – come desiderio e come impegno – fin dal momento in cui vi ho scritto per la prima volta, quando Papa Benedetto XVI mi inviò qui, sulla soglia dell’“Anno della fede”: «Ciò in cui desidero crescere, anche come Vescovo, è la mia amicizia con Gesù Cristo: “l’intima amicizia con Gesù da cui tutto dipende”, come scrive stupendamente il Santo Padre nella Premessa al Suo libro “Gesù di Nazaret”; ciò a cui tengo maggiormente e che desidero servire è la vostra amicizia con Cristo; ciò di cui sono certo è che nell’amicizia personale di ognuno di noi con Cristo crescerà anche la nostra reciproca amicizia di discepoli del Signore, nella quale vedo realizzarsi la paternità che sono mandato ad esercitare nei vostri confronti e la filialità che la Santa Chiesa chiede a voi nei confronti del Vescovo. Che Gesù Cristo diventi sempre più il centro della nostra vita; che la nostra esistenza sia trasformata dalla Sua gloria che è la Sua presenza amata ed accolta; che a Ivrea sia da noi vissuta la vita nuova che avrà la sua pienezza nella Casa luminosa e bellissima del Padre».
E’ stata questa convinzione di base, oggi ancora più salda, a suggerirmi la proposta che di anno in anno ho cercato di presentare nella Lettera Pastorale.

Leggi la Lettera Pastorale 2018/2019.

13 ottobre 2019

Canonizzazione del Beato John Henry Newman

Dell’Oratorio di S. Filippo Neri, Cardinale di S. R. Chiesa.

E’ ormai ufficiale: domenica 13 ottobre, a Roma, il Santo Padre canonizzerà il beato cardinale John Henry Newman, dell’Oratorio di S. Filippo Neri. Mi è tornato alla mente quanto scrisse The Times già il 12 agosto 1890, il giorno dopo la morte del Cardinale: “Di una cosa possiamo essere certi: che il ricordo di questa pura e nobile vita durerà e che egli sarà santificato nella memoria della gente pia di molte confessioni in Inghilterra. Se Roma lo canonizzi o no, il santo che è in lui sopravvivrà”.

E mi è tornato alla mente quel che Newman rispose quando sentì dire che lo avrebbero chiamato santo: “Non sono portato a fare il santo… Mi basta lucidare le scarpe ai santi, se san Filippo in cielo avesse bisogno di lucido da scarpe”. Lungo tutta la sua vita, come tutti gli autentici santi, pensò di essere ben lontano dall’esserlo.

Il suo impegno, in realtà, fin dall’età di 15 anni, nel 1816, il tempo della sua “prima conversione”, fu vissuto alla luce di quanto aveva letto ed accolto come motto della sua esistenza: “La santità piuttosto che la pace”: cercò, da quel momento, di svelare ogni tipo di pace falsa, di seguire la verità in modo incondizionato e di condurre una vita improntata al Vangelo. Diceva a Cristo, in una delle sue belle preghiere: “Resta con me, dolce Gesù, e allora incomincerò a risplendere come tu risplendi: a risplendere così da essere luce per gli altri. La luce, Gesù, verrà tutta da te. Nessun raggio partirà da me, né io vi avrò merito alcuno: sarai tu che risplenderai sugli altri per mezzo mio. Lascia che io ti glorifichi nel modo che tu preferisci, risplendendo così su tutti coloro che mi circondano! Dà la tua luce anche a loro come a me; accendili di te, attraverso me. Insegnami a mostrare la tua gloria, la tua verità, la tua volontà. Fa’ sì che io ti predichi senza predicare, non con le parole ma con l’esempio, con la carica vitale che attira, con la simpatica influenza dell’azione; per la mia somiglianza con i tuoi Santi, e con la evidente pienezza d’amore che il mio cuore riceve da te. Amen” (Meditations and Devotions).

Riconobbero più volte la santità di Newman anche gli ultimi Pontefici che sottolinearono pure la sua rilevanza profetica per la nostra epoca. Ultimo in ordine di tempo, Papa Francesco, il quale nella “Evangelii gaudium” cita Newman a proposito della attuale situazione: “E’evidente che in alcuni luoghi si è prodotta una “desertificazione” spirituale, frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le loro radici cristiane. Il mondo cristiano sta diventando sterile, e si esaurisce, come una terra super-sfruttata che si trasforma in sabbia”. Nel 1963, in occasione della beatificazione del p. Domenico Barberi, che aveva accolto Newman nella Chiesa cattolica, san Paolo VI disse: “Guidato solo dall’amore alla verità e dalla fedeltà a Cristo, Newman ha tracciato un cammino, il più impegnativo, ma anche il più grande, il più significativo, il più risolutivo che il pensiero umano ha mai intrapreso durante il secolo scorso, anzi si potrebbe dire durante il tempo moderno, per arrivare alla pienezza della sapienza e della pace”. E san Giovanni Paolo II, in una lettera del 1979, scrisse: “Newman, con visione quasi profetica, era convinto che egli stava lavorando e soffrendo per la difesa e la promozione della causa della religione e della Chiesa non solo nel periodo a lui contemporaneo ma anche per quello futuro. La sua influenza ispiratrice di grande maestro della fede e di guida spirituale viene percepita sempre più chiaramente proprio nei nostri giorni”.

Benedetto XVI, parlando ai vescovi di Inghilterra e Galles, ha sottolineato: “Newman ci ha lasciato un esempio eccezionale di fedeltà alla verità rivelata, seguendo quella kindly light ovunque essa lo conducesse, anche a un considerevole costo personale. Grandi scrittori e comunicatori della sua statura e della sua integrità sono necessari nella Chiesa oggi e spero che la devozione a lui ispirerà molti a seguirne le orme. Giustamente è stata prestata molta attenzione all’attività accademica e ai molti scritti di Newman, ma è importante ricordare che egli si considerava soprattutto un sacerdote. […] Vi esorto a far presente ai vostri sacerdoti il suo esempio di impegno nella preghiera, di sensibilità pastorale per le necessità del suo gregge, di passione per la predicazione del Vangelo”.

† Edoardo, vescovo