IVREA – La notizia della prossima beatificazione della venerabile Madre Antonia Verna riempie di gioia non solo le figlie della congregazione da lei fondata – le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea – ma tutta la diocesi eporediese, che ha sempre visto in questa figlia della propria terra un segno particolare della presenza e dell’amore della Provvidenza Divina. Tre sono le caratteristiche che mi pare importante ricordare in questo momento. In primo luogo la passione educativa di questa donna, che fin da giovane ha sentito la chiamata ad occuparsi dei fanciulli bisognosi non solo di assistenza ma soprattutto di educazione. Per raggiungere questo scopo si organizzò per trovare una scuola anzitutto per se stessa e non esitò a percorrere giornalmente a piedi i circa 10 chilometri da Rivarolo a San Giorgio dove poteva frequentare il primo livello scolastico presso l’Istituto Rigoletti.
Successivamente accettò di spostarsi a Milano per qualificarsi come maestra di asilo secondo la nuova metodologia educativa introdotta dall’abate Ferrante Aporti. È dunque particolarmente significativo il fatto che la beatificazione giunga all’inizio del decennio che la Chiesa italiana ha deciso di dedicare al problema educativo. In secondo luogo vorrei ricordare l’attenzione particolare che Antonia Verna riservò all’educazione e alla formazione delle ragazze: siamo ai primi anni dell’Ottocento e tutti i discorsi di promozione della donna nella società civile erano ancora di là da venire. Un terzo aspetto importante è proprio quello della fiducia e dell’abbandono alla Divina Provvidenza. Il progetto di Madre Antonia si realizzò in mezzo a mille difficoltà, più di una volta dovette ricominciare da capo, proprio perché si trattava di un progetto innovativo e le autorità del tempo cercarono più volte di ricondurla entro le istituzioni già esistenti. Testarda, venne definita: oggi diciamo paziente e lungimirante. Anche la sua devozione all’Immacolata Concezione, mezzo secolo prima della definizione dogmatica fatta dal beato Pio IX, appariva troppo originale e si cercò di convincerla ad adottare qualche altra icona mariana più conosciuta. Per lei invece si trattava di una luce nuova, che ben illuminava il suo progetto nuovo, e proprio frequentando la scuola di San Giorgio, vicina alla confraternita dell’Immacolata Concezione, poté coltivare questa sua devozione ed approfondire l’intuizione che la grazia del Signore le aveva donato.
Da allora sono passati due secoli e nelle scuole tenute dalle sue figlie sono passati migliaia di bambine e bambini, ragazze e giovani, che conservano il ricordo di maestre straordinarie, capaci di imprimere in modo indelebile le parole fondamentali della sapienza vera, che permette di costruire la propria vita non sulla sabbia ma sulla roccia. Oggi il carisma di Madre Antonia è vivo, qui tra di noi ma soprattutto sulle frontiere del mondo, dove i bambini sono molti ed aspettano che qualcuno li aiuti a crescere nella medesima sapienza di vita e senza sfruttamenti vergognosi. Penso alla scuola delle Suore di Ivrea nella Gerusalemme est, a quelle della Tanzania, del Kenia, e in tante altre parti del mondo. Possa la beatificazione di Antonia Verna rendere più intensa la nostra preghiera, per un rinnovato impegno educativo da parte di tutta la comunità cristiana, nei paesi delle molte povertà e nel nostro Paese, che del pane distribuito da Madre Antonia ha particolarmente bisogno.
Arrigo Miglio
vescovo di Ivrea