Author: admindiocesi

In essi e con essi contempliamo Colui la cui contemplazione ha riempito la loro vita

Festa dei Santi

Val la pena continuare a dire e a scrivere che “Halloween” non è una festa, ma qualcosa di macabro, di avvilente, di deprimente, sconfortante, demoralizzante, sconsolante? Lo abbiamo detto e l’ho detto più volte anch’io in questi anni e non ho motivo di cambiare idea.

Non vale neanche la pena di continuare a ricostruire quale è la sua origine, il suo significato, il suo sviluppo: le ragioni commerciali e quelle che portano non pochi a tentare di divertirsi con questa manifestazione di bruttezza sono estranee alla ragione.

Dunque, basta così. E se in qualche realtà ecclesiale si “celebra”, nella Vigilia dei Santi, questa festa degradante, beh speriamo che, se non la fede, il buon senso e il buon gusto prima o poi si risveglino.

I Santi.

«In essi e con essi contempliamo Colui la cui contemplazione ha riempito la loro vita» diceva il beato Charles de Foucauld; e san Francesco di Sales: «tra il Vangelo e le vite dei santi non passa maggior differenza di quella che passa tra una musica scritta e una musica cantata».

I Santi risplendono ai nostri occhi come testimoni dell’opera che la Grazia di Dio realizza in coloro che si lasciano davvero coinvolgere nella storia dell’Amore misericordioso di Colui che ci ha creati per conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e goderlo poi eternamente in Paradiso.

Ci ricordano, con la loro diversa personalità e con la loro appartenenza alle più varie epoche e categorie, che al cammino della santità tutti siamo chiamati in virtù del Battesimo da cui siamo nati come figli di Dio; che la salvezza è opera del Signore che sollecita e sostiene la parte che spetta a noi: il riconoscimento dei nostri limiti e dei nostri peccati, il desiderio e la volontà di cambiamento, l’impegno di conversione per aderire a Gesù Cristo che è «la Via, la Verità e la Vita», l’accoglienza del perdono che Dio sempre ci offre chiedendo la decisione di orientare diversamente la nostra libertà. Il vero rapporto con Dio, da cui scaturisce la salvezza per noi, è una relazione, un rapporto di amore che esige la libera volontà di aderire all’Amato.

Buona festa dei Santi!

† Edoardo, vescovo

Casa dei Giovani, San Giovanni Canavese

Veglia dei Santi 31 ottobre 2019

Giovedì 31 ottobre ci sarà l’ormai tradizionale incontro diocesano dei giovani con il vescovo: LA VEGLIA DEI SANTI che si svolgerà presso la Casa dei Giovani a San Giovanni Canavese (via centrale 2 – Castellamonte).

Ecco il programma:

  • Ore 19.30 Cena insieme: zuppa di cavoli, piatto piemontese tipico di questi giorni. Adesioni entro domenica 30 ottobre cliccando qui. La zuppa è offerta… ognuno può portare un dolce da condividere.
  • Ore 21 ADORAZIONE EUCARISTICA e CONFESSIONI.
  • Ore 22 SANTA MESSA presieduta dal VESCOVO.
  • Segue Castagnata.


San Giovanni Canavese

Veglia dei Santi con i giovani della Diocesi

Giovedì 31 ottobre 2019 si svolgerà la Veglia dei Santi organizzata dall’Ufficio Pastorale Giovanile, Vocazioni e Famiglie. La veglia si terrà presso la Casa dei Giovani a San Giovanni Canavese (via centrale 2- Castellamonte):

  • Ore 19.30 Cena insieme: zuppa di cavoli, piatto piemontese tipico di questi giorni. Adesioni entro domenica 30 ottobre cliccando qui. La zuppa è offerta… ognuno può portare un dolce da condividere.
  • ore 21 ADORAZIONE EUCARISTICA e CONFESSIONI
  • ore 22 SANTA MESSA presieduta da S.E. mons. CERRATO.
  • Segue Castagnata

 


Domenica 13 ottobre 2019

San John Henry Newman

Ho negli occhi l’immagine di san Giovanni Enrico Newman sulla facciata della Basilica di S. Pietro: ritratto con il suo abito filippino, mentre pensavo di vederlo nella porpora cardinalizia; e la cosa mi ha fatto immensamente piacere. Con lui – ai suoi lati – quattro donne, tutte, eccetto una, sue contemporanee e vissute in luoghi diversi (Europa, Asia, America Latina), espressione del cammino della Cattolica Chiesa nello spazio, oltre che nel tempo: santa Giuseppina Vannini (Roma 1859-1911), fondatrice delle Figlie di S. Camillo de Lellis per l’assistenza degli infermi; santa M. Teresa Chiramel Mankidiyan (Kerala 1876-1926), dedita all’apostolato della Famiglia, l’educazione delle ragazze e la cura dei malati; santa Dulce Lopes Pontes (Salvador de Bahia, Brasile 1914-1992), dedita, tra le Missionarie dell’Immacolata, ad assistere materialmente e spiritualmente gli abitanti della favela di Alagados; santa Margarita Bays (Siviriez, Cantone svizzero di Friburgo 1815-1879), mai entrata in una Congregazione religiosa e sempre dedita ad una intensa vita di preghiera, servì materialmente e spiritualmente i suoi familiari e gli abitanti del villaggio, mantenendosi con il lavoro di sarta.

Che ci fa tra queste sante donne, per lo più semplici e dedite al servizio della carità, il grande Newman, teologo, letterato, poeta, scrittore, intellettuale di prim’ordine, persino cardinale di S. Romana Chiesa dal 1879 alla morte nel 1890, in riferimento al quale Papa Benedetto disse: «Grandi scrittori e comunicatori della sua statura e della sua integrità sono necessari nella Chiesa oggi e spero che la devozione a lui ispirerà molti a seguirne le orme»?

A parte il fatto che l’alto livello intellettuale, lo studio e la ricerca non lo hanno reso un uomo di soli libri, ma, come prete dell’Oratorio, anche da cardinale, si dedicò intensamente al servizio pastorale («Visse il ministero sacerdotale – ricordò Papa Benedetto – nella devota cura per la gente di Birmingham [nel periferico quartiere operaio di Egbaston, volutamente scelto da lui per impiantare l’Oratorio], visitando i malati e i poveri, confortando i derelitti, prendendosi cura di quanti erano in prigione»), la presenza di Newman tra queste “Sante della carità” ci ricorda che senza la profonda e fedele adesione alla Verità – il depositum fidei, la integra dottrina della Chiesa – la carità può trasformarsi in filantropia, un umanesimo che, a ben guardare, mostra il volto di un povero antropocentrismo. «Sono consapevole – scrive Papa Benedetto nella sua prima enciclica – degli sviamenti e degli svuotamenti di senso a cui la carità è andata e va incontro. Di qui il bisogno di coniugare la carità con la verità non solo nella direzione della “veritas in caritate”, ma anche in quella, inversa e complementare, della “caritas in veritate”. La verità va cercata, trovata ed espressa nella “economia” della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità. Solo in questo stretto collegamento con la verità, la carità può essere riconosciuta come espressione autentica di umanità… Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta».

Lungo l’intera sua vita, come tutti gli autentici santi, Newman pensò di essere ben lontano dall’esserlo: «Non sono portato a fare il santo – diceva – mi basta lucidare le scarpe ai santi, se san Filippo in cielo avesse bisogno di lucido da scarpe». Il suo impegno, in realtà, fin dall’età di 15 anni, nel 1816, il tempo della sua “prima conversione”, fu vissuto alla luce di quanto aveva letto ed accolto come motto della sua esistenza: “La santità piuttosto che la pace”: cercò, da quel momento, di svelare ogni tipo di pace falsa, di seguire la verità in modo incondizionato e di condurre una vita improntata al Vangelo. E la carità che egli visse è la stessa vissuta da santa Dulce nella “favela” di Alagados, da Giuseppina Vannini al letto degli infermi, da Maria Teresa tra le famiglie povere, da Margarita, laica, che serviva nel suo villaggio e si manteneva facendo la sarta.

† Edoardo, vescovo

Incontri di aggiornamento per insegnanti 2019

… Percorrere una via della bellezza. Esperienze didattiche.

L’Ufficio per l’Insegnamento della Religione Cattolica invita tutti gli Insegnanti di Religione e le persone interessate a partecipare agli incontri di formazione che si svolgeranno presso il Centro Pastorale Diocesano (via Varmondo 9, Ivrea):

  • LUNEDÌ 7 OTTOBRE ORE 17.30 – 19.15. “Filippo Neri: una vita bella e pertanto santa”. Relatore: S. E. Mons. Edoardo Aldo Cerrato
  • LUNEDÌ 14 OTTOBRE ORE 17.30 – 19.15. “Il Piccolo Coro di San Lorenzo di Ivrea canta l’amore”. Responsabile e Direttore: prof.sa Piera Campajola
  • LUNEDÌ 21 OTTOBRE ORE 17.30 – 19.15. “Sacrerbario: Gesù ha vissuto una vita bella in mezzo alla natura con piante, fiori e frutti”. Esercitazione didattica curata dalle prof.se Ileana Orsini e Daniela Mussano con allievi.
  • LUNEDÌ 28 OTTOBRE ORE 17.30 – 19.15. “Quadri di bellezza della vita di Gesù nelle opere di Giotto, Michelangelo, Caravaggio”. Relatore: prof.sa Avanzato Federica

13 ottobre 2019

Per la imminente canonizzazione del B. John Henry Newman

Domenica prossima, 13 ottobre, il Santo Padre Francesco proclamerà santo il beato John Henry Newman. Se Dio vorrà, parteciperò alla solenne Liturgia di canonizzazione in Piazza S. Pietro con i miei confratelli vescovi oratoriani e con i numerosi confratelli che verranno da ogni parte del mondo per questa festa di famiglia che rinnova la gioia di nove anni fa, quando, a Birmingham, il 19 settembre 2010, ci stringemmo al Santo Padre Benedetto XVI che iscriveva Newman nell’albo dei Beati e, nell’omelia, ricordando il motto del santo Cardinale – Cor ad cor loquitur, il cuore parla al cuore – diceva: «Ci permette di penetrare nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come l’intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio». E concludeva con il ricordo di Newman prete, del suo ministero sacerdotale continuato fedelmente anche negli anni del cardinalato: «Mentre l’eredità intellettuale di John Henry Newman è stata quella che comprensibilmente ha ricevuto le maggiori attenzioni nella vasta pubblicistica sulla sua vita e la sua opera, preferisco in questa occasione, concludere con una breve riflessione sulla sua vita di sacerdote e di pastore d’anime. Il calore e l’umanità che sottostanno al suo apprezzamento del ministero pastorale vengono magnificamente espressi in uno dei suoi famosi discorsi: “Se gli angeli fossero stati i vostri sacerdoti, cari fratelli, non avrebbero potuto partecipare alle vostre sofferenze, né compatirvi, né aver compassione per voi, né provare tenerezza nei vostri confronti e trovare motivi per giustificarvi, come possiamo noi; non avrebbero potuto essere modelli e guide per voi, ed avervi condotto dal vostro uomo vecchio a vita nuova, come lo possono quanti vengono dal vostro stesso ambiente”. John Henry Newman visse questa dimensione profondamente umana del ministero sacerdotale nella devota cura per la gente di Birmingham durante gli anni spesi nell’Oratorio da lui fondato, visitando i malati ed i poveri, confortando i derelitti, prendendosi cura di quanti erano in prigione. Non meraviglia che alla sua morte molte migliaia di persone si posero in fila per le strade del luogo mentre il suo corpo veniva portato alla sepoltura».

Desidero condividere con tutta la diocesi la mia gioia per questo momento così significativo per la Famiglia oratoriana a cui appartengo. E lo faccio proponendo una delle belle preghiere che Newman scrisse rivolgendosi al santo padre Filippo:

«O mio caro e santo padre Filippo, io mi butto fra le tue braccia e per amore di Gesù, per amore di quell’amore che fece di te un eletto ed un santo, io ti supplico di pregare per me, affinché come Egli ha condotto te al cielo, così a suo tempo conduca al cielo pure me.

E ti prego sopra tutto di ottenermi una vera devozione, quale fu quella che tu nutristi, verso lo Spirito Santo, la terza persona della SS. Trinità; di modo che come Egli, il giorno della Pentecoste, colmò mirabilmente delle sue grazie il tuo cuore, così anch’io possa avere quella giusta misura di doni che sono necessari alla mia salute.

E poiché io ti prego di ottenermi quei sette doni, che sono atti ad eccitare e disporre il mio cuore verso la fede e la virtù, invoca per me:

  • il dono della sapienza, affinché io possa preferire il cielo alla terra e conoscere il vero dal falso;
  • il dono dell’intelletto, mediante il quale io riesca a stampare nel mio spirito i misteri del suo verbo;
  • il dono del consiglio, affinché io possa vedere come debba comportami nei casi dubbi;
  • il dono della fortezza, affinché con costanza invincibile io possa combattere con i miei nemici;
  • il dono della scienza, per essere in grado di dirigere tutte le mie azioni, coll’intenzione pure che ridondino a maggior gloria di Dio;
  • il dono della pietà, affinché io diventi devoto e di coscienza;
  • il dono del santo timore, affinché io accetti con timore, riverenza e sobrietà tutte le mie spirituali fortune.

O Padre dolcissimo, fiore di purità, martire di castità, prega per me».

† Edoardo, vescovo


Anche a questo serve l'IRC

Capire e amare il mondo

IVREA – L’anno scolastico 2019-20 è incominciato e, con esso, la scuola IRC, con l’insegnamento della religione cattolica. Insegnamento a tutto campo che volendo presentare l’evento cristiano nel suo farsi, di tempo in tempo, storia tra i popoli, incrocia, nel tempo di oggi, l’affacciarsi delle altre esperienze cristiane (protestanti e ortodosse) e delle religioni non cristiane (Islam, Buddismo, Induismo, Confucianesimo, Scintoismo) e la vasta area del non credere.

La religione praticata e vissuta o semplicemente di appartenenza, oggi è un arcipelago di siti esistenziali. La scuola, è anch’essa un popolo variegato in cammino, che fissa gli occhi – e deve fissarli – sulle promesse di futuro: pro- messe già configurate o abbozzate dalla fantasia creativa degli artisti, ricercatori, scienziati, geologi, operatori politici e culturali, porzioni profetiche di popolo che già intravedono il volto di un nuovo mondo.

In quest’anno, causa la carenza di nascite, la scuola perde allievi – quest’anno solo nel Torinese ci sono 2mila600 studenti in meno! – e ancor più marcatamente ciò accadrà nei prossimi anni. La scuola IRC in Diocesi ha perso quest’anno 23 ore nella scuola primaria. Gli allievi che si avvalgono dell’IRC diminuiscono nella scuola media secondaria, dove l’ora di religione in classe è sovente per pochi.

Per le classi prime della scuola primaria, all’IRC è affidato oggi il compito del primo annuncio dell’evento cristiano, poiché tante famiglie non lo trasmettono nella loro pratica di vita.

Di certo la scuola deve abilitare ragazzi e giovani ad acquisire e utilizzare strumenti interpretativi (l’arte del leggere, scrivere e far di conto) per discernere il presente e poter costruire sogni e progetti di vita. Di certo è necessario riappropriarsi e rivivere il passato studiando le tracce lasciate da esso su questa nostra terra: terra che va amata, custodita e abbellita non solo perché nostro ambiente vitale, ma accolta come “madre terra”, humus generativo della vita umana. Sì, le figure abbozzate di futuro nella progettazione politica, nel campo scientifico e artistico, sono pagine di libro aperte per la nostra scuola. La scuola, tra le sue tante aree esistenziali, ha continuamente spazi viventi e fermenti di sogno rivolti al futuro.

In questi giorni ho incontrato tanti giovani che fanno il loro primo passo nelle aule universitarie italiane ed estere, e avendoli interrogati sulle loro scelte, ho provato contentezza e stupore nell’apprendere come le varie facoltà umanistiche, scientifiche e artistiche abbiano aperto tanti nuovi percorsi con caratteristiche denominazioni per la ricerca che già configurano nuovi modelli di esperienze, di costruzioni, di religioni, di comunicazioni, di abitazioni: nuovi templi della natura e della cultura. Proprio oggi pare spalancarsi una nuova epoca, in cui è non più la natura a incasellare e pilotare la vita nelle sue dinamiche e leggi, ma è la cultura a poter trasformare la natura.

Lo stesso vale per la Chiesa, per le chiese e per le esperienze religiose. L’evento cristiano annunciato ha arricchito il suo vivere e la sua fisionomia con nuovi modelli pratici di incontro Dio-uomo, nuovi linguaggi, nuove opzioni di fede. Per la Chiesa cattolica e per la cultura mondiale, sono nuovi sentieri di luce per tutti le esortazioni di Papa Francesco Evangelii Gaudium e Amoris Laetitia, come pure l’enciclica Laudato Si’.

Che fare dunque oggi anche nella scuola IRC, il campo che più diretta- mente ci riguarda? Non solo riconoscere il nuovo già in atto, ma accoglie-re il futuro, per studiarlo nei suoi fermenti che lo anticipa- no e inventare risposte. Proprio quest’anno abbiamo tra noi “profeti” e voci transnazionali che gridano il futuro e … sono voci femminili!

In Europa Olga Misik che legge pubblicamente la Costituzione Russa per protestare contro la mancanza di democrazia nel suo Paese; Carola Rackete che sbarca migranti con la fierezza di chi
sa di salvare vite umane; e poi Greta Thunberg col suo cartello sotto la pioggia e la sua voce all’Assemblea dell’ONU, la giovane sudanese Alaa Salah che guida la rivolta contro il Presidente liberticida, Malala che sceglie l’istruzione per cambiare se stessa e il mondo: esse, con il corteo di milioni di giovani che le seguono, trasmettono alla scuola la libertà della ricerca e i propositi del suo cammino per la salvezza del creato: è la possibile fisionomia di un’epoca nuova, come se il progresso tecnico quasi avesse esaurito il suo slancio e la sua proposta. Esse interpretano un tempo, il nostro, in cui è importante riparare, accogliere, distribuire più che produrre.

C’è bisogno di scuola, di dialettica (= legare insieme) con la forza della persuasione, una diversa energia nel- l’interpretare diritti e doveri, nel segno creativo della fratellanza.

E che cosa dobbiamo fare noi, generazione adulta? “La generazione adulta deve assumersi però la propria responsabilità, essere ‘generativa’ fino in fondo, trattando e gestendo situazioni critiche, ma anche mettendosi in ascolto, offrendo la possibilità a questi ragazzi e ragazze di costruire una sorte di bussola valoriale e consentendo loro di innovare. Occorre rischiare oggi fiducia e speranza, per avere domani cittadini capaci di fiducia e speranza” (“Generazione zeta. Guardare il mondo con fiducia e speranza”, a cura di Paola Bignardi, Elena Marta e Sara Alfieri, ed. Vita e Pensiero).

Renzo Gamerro, direttore ufficio diocesano irc


Sabato 7 settembre 2019

Ordinazione presbiterale di Davide Mazza

Sabato 7 settembre, alle 9.30 in cattedrale, il diacono don Davide Mazza verrà ordinato sacerdote per l’imposizione delle mani del vescovo monsignor Edaordo Cerrato e la preghiera consacratoria della Chiesa.

Don Davide celebrerà poi la sua prima Santa Messa il giorno seguente, domenica 8 settembre alle ore 10 nella chiesa parrocchiale di Bosconero, suo paese d’origine.


13 ottobre 2019

Canonizzazione del Beato John Henry Newman

Dell’Oratorio di S. Filippo Neri, Cardinale di S. R. Chiesa.

E’ ormai ufficiale: domenica 13 ottobre, a Roma, il Santo Padre canonizzerà il beato cardinale John Henry Newman, dell’Oratorio di S. Filippo Neri. Mi è tornato alla mente quanto scrisse The Times già il 12 agosto 1890, il giorno dopo la morte del Cardinale: “Di una cosa possiamo essere certi: che il ricordo di questa pura e nobile vita durerà e che egli sarà santificato nella memoria della gente pia di molte confessioni in Inghilterra. Se Roma lo canonizzi o no, il santo che è in lui sopravvivrà”.

E mi è tornato alla mente quel che Newman rispose quando sentì dire che lo avrebbero chiamato santo: “Non sono portato a fare il santo… Mi basta lucidare le scarpe ai santi, se san Filippo in cielo avesse bisogno di lucido da scarpe”. Lungo tutta la sua vita, come tutti gli autentici santi, pensò di essere ben lontano dall’esserlo.

Il suo impegno, in realtà, fin dall’età di 15 anni, nel 1816, il tempo della sua “prima conversione”, fu vissuto alla luce di quanto aveva letto ed accolto come motto della sua esistenza: “La santità piuttosto che la pace”: cercò, da quel momento, di svelare ogni tipo di pace falsa, di seguire la verità in modo incondizionato e di condurre una vita improntata al Vangelo. Diceva a Cristo, in una delle sue belle preghiere: “Resta con me, dolce Gesù, e allora incomincerò a risplendere come tu risplendi: a risplendere così da essere luce per gli altri. La luce, Gesù, verrà tutta da te. Nessun raggio partirà da me, né io vi avrò merito alcuno: sarai tu che risplenderai sugli altri per mezzo mio. Lascia che io ti glorifichi nel modo che tu preferisci, risplendendo così su tutti coloro che mi circondano! Dà la tua luce anche a loro come a me; accendili di te, attraverso me. Insegnami a mostrare la tua gloria, la tua verità, la tua volontà. Fa’ sì che io ti predichi senza predicare, non con le parole ma con l’esempio, con la carica vitale che attira, con la simpatica influenza dell’azione; per la mia somiglianza con i tuoi Santi, e con la evidente pienezza d’amore che il mio cuore riceve da te. Amen” (Meditations and Devotions).

Riconobbero più volte la santità di Newman anche gli ultimi Pontefici che sottolinearono pure la sua rilevanza profetica per la nostra epoca. Ultimo in ordine di tempo, Papa Francesco, il quale nella “Evangelii gaudium” cita Newman a proposito della attuale situazione: “E’evidente che in alcuni luoghi si è prodotta una “desertificazione” spirituale, frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le loro radici cristiane. Il mondo cristiano sta diventando sterile, e si esaurisce, come una terra super-sfruttata che si trasforma in sabbia”. Nel 1963, in occasione della beatificazione del p. Domenico Barberi, che aveva accolto Newman nella Chiesa cattolica, san Paolo VI disse: “Guidato solo dall’amore alla verità e dalla fedeltà a Cristo, Newman ha tracciato un cammino, il più impegnativo, ma anche il più grande, il più significativo, il più risolutivo che il pensiero umano ha mai intrapreso durante il secolo scorso, anzi si potrebbe dire durante il tempo moderno, per arrivare alla pienezza della sapienza e della pace”. E san Giovanni Paolo II, in una lettera del 1979, scrisse: “Newman, con visione quasi profetica, era convinto che egli stava lavorando e soffrendo per la difesa e la promozione della causa della religione e della Chiesa non solo nel periodo a lui contemporaneo ma anche per quello futuro. La sua influenza ispiratrice di grande maestro della fede e di guida spirituale viene percepita sempre più chiaramente proprio nei nostri giorni”.

Benedetto XVI, parlando ai vescovi di Inghilterra e Galles, ha sottolineato: “Newman ci ha lasciato un esempio eccezionale di fedeltà alla verità rivelata, seguendo quella kindly light ovunque essa lo conducesse, anche a un considerevole costo personale. Grandi scrittori e comunicatori della sua statura e della sua integrità sono necessari nella Chiesa oggi e spero che la devozione a lui ispirerà molti a seguirne le orme. Giustamente è stata prestata molta attenzione all’attività accademica e ai molti scritti di Newman, ma è importante ricordare che egli si considerava soprattutto un sacerdote. […] Vi esorto a far presente ai vostri sacerdoti il suo esempio di impegno nella preghiera, di sensibilità pastorale per le necessità del suo gregge, di passione per la predicazione del Vangelo”.

† Edoardo, vescovo