Author: admindiocesi

Rogo dei presepi. Nota del Vescovo

“Chi lo ha fatto? Più importante è capire che cosa si è inteso fare distruggendo col fuoco i presepi”, scrivevo in una nota del 4 gennaio scorso, immediatamente dopo l’accaduto.
Ora si sa chi è stato a farlo e soprattutto che il gesto – oggettivamente grave sul piano religioso e su quello culturale e civile – non è stato mosso da ostilità ideologica, ma è quello di una persona notoriamente non in pieno possesso delle proprie facoltà intellettive. Probabilmente già la conosco, poiché è presente talora ad iniziative assistenziali della Caritas diocesana, ma spero mi sia data la possibilità di incontrarla personalmente: non per uno di quei gesti – ci tengo a precisare a scanso di equivoci – di sdolcinato buonismo che oggi vanno tanto di moda a riflettori accesi, ma solo ed esclusivamente per un atto umano nei confronti di una persona che vive di fatto in una penosa condizione.

IVREA , 8 Gennaio 2020

† Edoardo, vescovo

Ivrea, Catterale, 2020

Discorso alla Città in occasione dell’offerta del Cero votivo

Con il suggestivo suono dei pifferi e dei tamburi, la salita alla antica cappella dei Tre Re, l‟offerta del Cero che ora avviene in questa chiesa Cattedrale, nella solennità dell‟Epifania, inizia lo “Storico Carnevale” a cui, da tradizione, il Vescovo di Ivrea partecipa, non come rievocazione di un personaggio del passato, ma proprio in quanto Vescovo di oggi, successore di quelli che da sedici secoli hanno retto la diocesi di Ivrea.

Ogni anno è per me l‟occasione per dire una parola alla Città, proprio in quanto Città. E ogni anno ho sottolineato un aspetto proponendolo alla riflessione. Quest‟anno lo faccio ponendomi e ponendo a voi due domande.

1. La prima suggerita dall‟arrivo dei Magi a Betlemme: Ivrea, che cerchi? E, prima ancora: cerchi?

In questa festa dell‟Epifania guardiamo all‟esperienza di questi uomini ai quali i nostri padri hanno significativamente dedicato una cappella sul Monte Stella della nostra Città.

I Magi testimoniano, innanzitutto, di essere uomini che hanno cercato. Non si sono chiusi nel benessere e nelle sicurezze di cui godevano nel ceto elevato della loro società e neppure si sono chiusi presuntuosamente nel loro sapere. Hanno intrapreso un lungo cammino e si sono lasciati guidare da una stella che attirò il loro interesse di esperti conoscitori degli astri; la riconobbero portatrice di un messaggio speciale, la nascita di un Re speciale, una realtà nuova… Si lasciarono guidare non solo attraverso le svolte della strada, ma anche attraverso quelle del pensiero: da Oriente ad Occidente: dall‟Oriente che ben conoscevano all‟Occidente che ignoravano…. Non erano sazi di ciò che avevano. Erano sanamente inquieti e cercavano ancora. Compresero che Dio, di cui avevano ammirato la forza e il potere contemplando nel cielo notturno le misteriose vie percorse dalle infinite stelle, era quel Bambino fragile e indifeso. Per questo «provarono una gioia grandissima», e per questo «per un’altra strada fecero ritorno al loro paese»: «l’altra strada» è che d‟ora in poi sarebbero stati diversi i loro pensieri, le loro precedenti strategie di vita…

Carissima Ivrea, e se dovessimo cercare il futuro spingendoci più indietro dell‟era Olivettiana? E se il cammino da compiere, per trovare il futuro, richiedesse dei passi su strade che partono da molto più indietro, da itinerari di pensiero che richiedono svolte coraggiose?

Cerchiamo? E che cosa cerchiamo? Siamo disposti a fare passi concreti verso un futuro che non può essere solo la riedizione di un recente passato? Non è scontata la risposta a queste domande.

2. Una seconda domanda: Ivrea, qual è la tua identità?

In altre parole: chi sei, che cosa pensi, qual è la visione che hai della vita? I valori che la storica rappresentazione del Carnevale propone sono valori a cui attingere nel quotidiano svolgersi dell‟esistenza, o una parentesi che si chiude al termine della manifestazione? La cultura, la visione della vita, il senso della giustizia, del sacrificio, della lotta, l‟unità di popolo, la fraternità tra le persone e le classi sociali, sono quelle che la manifestazione celebra o sono altre?

Mi sembrano utili le riflessioni contenute in un recente saggio – La cultura storica dell’Italia unita – di Roberto Pertici, professore di storia contemporanea all‟università di Bergamo, che analizza a fondo l‟idea di nazione in Italia e nella società occidentale. La crescita degli egoismi nella società di oggi – egli osserva – è prodotta non dal trionfo dell‟idea di nazione ma piuttosto dalla perdita del vero significato di tale idea. La nazione – sostiene – ha fondamento in una civiltà, in una cultura (in un patrimonio di valori). L‟idea di nazione – (io preferisco dire di “Patria”) – può avere ed ha avuto anche sviluppi negativi, certamente. Ma i positivi non devono essere trascurati: «Nella nazione – dice questo studioso – l’individuo si integra in una realtà che supera il suo orizzonte puramente individuale, e sente come qualcosa di reale il cosiddetto „bene comune‟, il quale, se non si incarna in un popolo con cui abbiamo familiarità, rischia di essere qualcosa di astratto».

A partire dagli anni Sessanta – prosegue – c‟è stato «un cambiamento di paradigma complessivo»: mentre in precedenza sui diritti prevalevano i doveri, grazie ai quali «l‟individuo si sente parte di qualcosa di più grande che guida la sua azione e che lo definisce», oggi «si è passati alla prevalenza dei diritti». Questo cambio di paradigma «ha alle spalle mutamenti antropologici enormi, di cui noi non abbiamo ancora tutta la consapevolezza».

Lo rileva, in particolare nella generazione dei nati tra il 1960 e il 1980, il prof. Antonio Scurati, in un interessante articolo sul “CorSera” del 15.10.2019.

«La mia generazione d‟italiani – scrive – è stata tra le più infeconde della storia dell‟umanità… Una generazione tecnologica ma “piccola”, invisibile, sfiduciata, scettica. Che sia vero o meno, una cosa è certa: abbiamo messo al mondo pochissimi figli. I dati ci inchiodano: siamo all‟ultimo posto in Europa per nascite: la differenza tra numero dei nati e dei morti ogni anno è di circa 120.000 unità in meno. E‟ una domanda che non possiamo più eludere. La risposta è, ovviamente, articolata. Ragioni biologiche, ragioni sociologiche, ragioni politiche (mancanza di adeguati programmi di sostegno alle famiglie). Ma dobbiamo essere onesti con noi stessi. La parte più amara di questa verità è che il calo demografico in Italia – e in Occidente – non accade per ragioni materiali e contingenti. La nostra infecondità va imputata, principalmente, a ragioni culturali e a ragioni “spirituali”.

Affacciatici alla vita adulta nei mirabolanti anni ‟80 – un combinato di edonismo sfrenato, individualismo disperato e ottimismo patinato – abbiamo vissuto troppo a lungo misurando le nostre esistenze sul metro breve del presente assoluto, su cui non trovano spazio le grandi scene della vita: l‟amore, l‟arte, la politica (quella vera), la generazione di figli. Anche qui le concause sono numerose: ci hanno impastati con una miscela di nichilismo punk degli anni ‟70 e di nichilismo neo-liberista degli anni ‟80. Fatto sta che il futuro, e con esso il passato, è ben presto sparito dall‟orizzonte. E, da sempre, generare dei figli è il canale principale per sintonizzarsi sulla frequenza del futuro.

“Era sempre sabato sera e stavamo sempre andando a una festa” scrisse Leavitt. Ora che la festa è finita, dobbiamo riconoscere che si resta sterili se non si è accompagnati da un nuovo orientamento culturale e, perfino, da una rinascita spirituale».

“Una rinascita spirituale” dice il laico Scurati, senza specificare di che segno. Al Vescovo, però, permettete di dire chiaramente: per noi, per la nostra storia, per la tradizione di cui si nutre la nostra civiltà, questa rinascita è quella cristiana, secondo la quale è vuota la pretesa di bendarci le ferite e di risolvere le cose da soli.

Non spegniamo il grido del nostro cuore! Crediamo a Dio che davvero è venuto a cercarci nella Persona di Gesù Cristo Salvatore di tutto l‟uomo, che oggi i Magi, dopo lungo cammino, hanno trovato a Betlemme e «per un’altra strada fecero ritorno al loro paese».

Il nostro Storico Carnevale, con la salita alla Cappella dei Tre Re e con questa offerta del Cero alla Cattedrale, di questo ci parla!

Buon cammino, Amici, e buon Carnevale, il Carnevale eporediese: non una carnevalata, ma la rievocazione di una storia che ha il suo cuore nel cristianesimo!

Il Vescovo Edoardo chiede a tutti i fedeli un atto di riparazione

Profanati i Presepi in due chiese di Ivrea

Stamattina sono stati distrutti i Presepi in due chiese centrali di Ivrea. Interviene il Vescovo di Ivrea Edoardo Cerrato con questo messaggio:

Chi lo ha fatto? Più importante è capire che cosa si è inteso fare distruggendo col fuoco i Presepi nelle chiese cittadine di S. Maurizio e di S. Salvatore. Una risposta non è impossibile se si tiene conto di quanto è accaduto in questi giorni di festa natalizia anche altrove, dove abbiamo visto decapitate statuine del Bambino di Betlemme e della sua Madre Santissima. L’indagine arriverà forse a individuare i responsabili e a comprendere il movente. Per ora, trattandosi di profanazione e delle immagini sacre e delle chiese, chiedo ai fedeli della Città qualche atto di riparazione.
Personalmente già l’ho fatto oggi stesso con un primo gesto: offrendo la statuetta del Bambino Gesù al bacio dei fedeli riuniti nella chiesa di S. Ulderico, per riparare l’offesa recata a Nostro Signore.

Ivrea, 4 gennaio 2020

† Edoardo, vescovo

15-21 dicembre 2019

Settimana per il Seminario

Ogni incontro è una scelta

 

Presentiamo in questa pagina il programma delle celebrazioni e degli eventi della Settimana per il Seminario. Per maggiori informazioni: don Davide Rossetto 349.3508753, www.upivrea.it , vocazioni@upivrea.it

Domenica 15 dicembre nelle PARROCCHIE: Preghiera e colletta per il Seminario
IVREA – Cattedrale ore 17.30 Vespri. Alle ore 18 S. Messa presieduta dal vescovo Edoardo
Martedì 17 dicembre CHIVASSO – Duomo: ore 17 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni. Ore 18.30 S. Messa
Giovedì 19 dicembre SAN GIOVANNI C.SE – Chiesa Parrocchiale ore 21 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni
Venerdì 20 dicembre CERONE (fraz di Strambino) – Oratorio ore 21 Incontro con i giovani e testimonianze sul Seminario
Sabato 21 dicembre MONTANARO dalle Suore dell’Annunziata dalle ore 9 alle 13, con il pranzo
GRUPPO EMMAUS: Primo incontro con il vescovo Edoardo
IN-FORMAZIONE: per il seminario e la vita consacrata
Ore 11 S. Messa

15 dicembre 2019

Messaggio per la Giornata del Seminario

III domenica di Avvento

Come ogni anno, nella III Domenica di Avvento, la nostra Diocesi celebrerà la Giornata del Seminario, annunciata alle Parrocchie dal Rettore, don Davide Rossetto, incaricato diocesano anche della Pastorale vocazionale, che ha inviato il materiale per la celebrazione e il programma di una settimana di preghiera.

Che cosa deve dire il Vescovo quest’anno, dopo i sette messaggi che negli anni passati ha inviato alla Diocesi per questa circostanza?

Ho pensato di fare “due righe di conti”. Certo, non è il massimo che ci si aspetta, ma serve per continuare a “sognare” – un verbo oggi fin troppo abusato – rimanendo con i piedi per terra.

Un dato.

Nei sette anni del mio ministero nella diocesi di Ivrea ho avuto la grazia di ordinare nove preti per il servizio diocesano: in ordine cronologico: don Giuseppe, don Valerio, don Gianpaolo, don Mario, don Andrea, don Riccardo, don Samuele, don Massimiliano, don Davide; ordinato dal suo vescovo di Mbeya, ma in servizio alla nostra Diocesi, nel cui Seminario si è formato, c’è anche don Geoffrey, da pochi mesi ufficialmente incardinato da noi.

I nuovi preti donati da Dio alla nostra Diocesi in questi ultimi sette anni sono dunque dieci: quattro originari di essa, sei provenienti da altrove; se a questi si aggiungono i tre preti che ho accolto in Diocesi (uno di essi già incardinato qui da noi) e che svolgono un prezioso servizio nelle comunità parrocchiali, il numero dei nuovi Sacerdoti risulta di tredici.

Mi capita di sentir dire, con tono preoccupato: non ci sono più preti… I numeri dicono invece che i preti, anche “nuovi”, ci sono. Certo, ne occorrerebbero di più, ma incominciamo a ringraziare il Signore per quelli che abbiamo: senza sottovalutare, realisticamente, il fatto che, dei tredici, solo quattro sono originari della nostra Diocesi, e nove provengono da altrove.

Un altro dato.

Nei sette anni a cui sto guardando, alcuni giovani della nostra Diocesi sono entrati in Seminario, ma ne sono usciti durante il cammino che hanno condiviso con quelli giunti al Sacerdozio: uno ha maturato la scelta della vita religiosa: lo accompagniamo con la preghiera; altri (sei o sette, nell’arco di questi anni) hanno ritenuto che la loro non fosse la vocazione che comporta il celibato: anche per essi chiediamo a Dio di sostenerli in una scelta che, non meno di quella sacerdotale, esige maturità umana e spirituale.

Oggi nel Seminario diocesano – usciti, per ovvi motivi, i dieci che sono stati ordinati e quelli che hanno pensato ad altre scelte – c’è un solo seminarista, al quale, per questo motivo, dopo i tre anni vissuti nel Seminario diocesano, abbiamo chiesto di proseguire gli studi a Roma, affidato per la formazione al Collegio Capranica, frequentato a suo tempo da non pochi Sacerdoti della nostra Diocesi.

Il Rettore don Davide sta seguendo, nel “Gruppo Emmaus”, alcuni giovani che manifestano sensibilità alla scelta di vita sacerdotale. Mi auguro che questo cammino di discernimento e di formazione ne conduca qualcuno a rispondere generosamente alla eventuale chiamata del Signore.

Noi, carissimi Preti e Laici delle comunità parrocchiali della Diocesi, preghiamo per questo, ma mi sia permesso – una volta ancora – di ricordare a tutti che alla preghiera occorre unire l’impegno.

La formazione dei giovani – quale che sia la chiamata che il Signore rivolge ad ognuno – ha una fase importante nella preparazione specifica e prossima a dire quel “sì” che impegna la vita, ma questa è la fase culminante. La vetta si raggiunge partendo dal basso: dalla formazione integrale, dall’accompagnamento e dal sostegno alla loro crescita umana e cristiana, dal fornire esempi convincenti. E’ su questa base – che alle comunità locali spetta di costruire – che poggia l’ultima fase della preparazione.

† Edoardo, vescovo


Domenica 24 novembre 2019

Convegno sul Servo di Dio Gino Pistoni

Organizzato dall'Azione Cattolica nel 75° della sua morte

Proponiamo un estratto dell’intervento di mons. Cerrato durante il convegno sul Servo di Dio Gino Pistoni tenutosi domenica 24 novembre 2019 presso l’Oratorio San Giuseppe di Ivrea, organizzato dall’Azione Cattolica, nel 75° anniversario della sua morte.

Servo di Dio Gino Pistoni: una vita donata nel nome di Cristo Re

Oggi, domenica 24 novembre, presso l'Oratorio San Giuseppe di Ivrea, si è svolto il convegno per celebrare la figura di Gino Pistoni, il “partigiano disarmato”, membro di Ac divenuto martire suo malgrado nell’estate di 75 anni fa, colpito a morte da una scheggia di bomba. Proponiamo un estratto dell'intervento di mons. Cerrato.

Pubblicato da Il Risveglio Popolare su Domenica 24 novembre 2019

 


Convocati alla presenza del Signore

Giornata Diocesana degli Operatori pastorali

30 novembre 2019

In Oratorio San Giuseppe Ivrea

  • Ore 09:00 Accoglienza
  • Ore 09:15 Preghiera iniziale
  • Ore 09:30 Relazione mons. Catella Ore 11.00 Lavori di gruppo
  • Ore 12.30 Pranzo
  • Ore 14.00 Conclusione lavori

Cattedrale Ivrea

  • Ore 15:00 Liturgia della Parola con mandato ai catechisti e ministero del lettorato agli aspiranti diaconi permanenti

Informazioni: Per segnalare la tua presenza alla giornata e al pranzo informa il tuo parroco entro il 10 novembre 2019.