Omelia nella Solennità di Tutti i Santi Ivrea, Cattedrale, 1 Novembre 2020

01-11-2020

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

Abbiamo ascoltato la Parola di Dio che ci ha illuminati e tra poco il Prefazio della S. Messa canterà: «Oggi, o Padre, ci dai la gioia di contemplare la città d Cielo… Verso qs meta luminosa noi affrettiamo nella speranza il nostro cammino, lieti per la sorte gloriosa di questi membri eletti della Chiesa, che ci hai dato come amici e modelli di vita».

Nel nostro vero “riposo domenicale” che è la S. Messa, soffermiamoci qualche istante su tre parole di questo bellissimo testo: Contemplare; affrettare il ns cammino; lieti.

Contemplare: posare lo sguardo su qs realtà – la Città del Cielo – che sta davanti a noi, meta del nostro cammino sulla terra;

affrettare il nostro cammino: pregustare la bellezza d Paradiso per dare slancio al nostro vivere ogni cosa della vita pensando che non c’è una fine, ma il fine, lo scopo per cui esistiamo e viviamo;

lieti: partecipi di quella gioia che non è la breve allegria di certi momenti, ma frutto della comunione con Cristo nostro Salvatore che ci ha amati fino a dare la vita per noi e che ci ama momento per momento: pure in questo momento di crescente ripresa dell’epidemia che ha seminato e semina paura e sconforto, e preoccupazione per le conseguenze che reca anche sul piano economico e della vita sociale…

«Sento che tutto si agita e freme, mentre il tuo regno, Signore, già viene” dice un canto ispirato alle parole dell’Apostolo Paolo (Rom, 8, 22-23): «Tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; e anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando la redenzione del nostro corpo»… «Io so – continua quel canto – che è solo il travaglio del parto di un uomo nuvo che nasce alla vita” …

E’ questa, Amici, la convinzione profonda che ci viene dalla nostra fede; ed è l’unica certezza che dà senso a tutto ciò che viviamo, soprattutto alle difficoltà e alle sofferenze della vita!

Alziamo dunque lo sguardo verso la Città del Cielo: in tutte le situazioni, anche nella situazione ecclesiale con le sue tante negatività che fanno soffrire; anche di fronte all’allentarsi, nel nostro tempo, e nelle nostre terre, della vita cristiana, all’opacizzarsi della visione cristiana della vita… Alziamo lo sguardo per puntarlo su ciò che ci sfugge nell’immediato ed è, invece, la realtà bellissima e consolante che ieri sera dicevo ai giovani che si sono riuniti per l’Adorazione Eucaristica: «Siamo davanti al Signore Gesù presente e vivo nella SS. Eucaristia. E davanti a Lui, vincitore della morte e del peccato, ascolto con voi le parole di un grande Vescovo, il card. Giacomo Biffi: Gesù, il Crocifisso Risorto – diceva il cardinale –, è Signore della storia. Nella Lettera agli Ebrei c’è una parola singolarmente intensa e illuminante: “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre”! (Eb 13,8). Questo Gesù che colma di sé l’intero percorso dei figli di Adamo e gli dà senso (“ieri”) e che vive e regna nell’eternità alla destra del Padre (“per sempre”), non si è reso latitante nei giorni incerti e inquieti nei quali ci tocca di vivere quaggiù (“oggi”). Non ci ha lasciati soli: continua a essere possente e attivo in mezzo a noi. Nessuna potenza mondana riuscirà mai a intimidire la “nazione santa” del Signore. Nessuna nostra fiacchezza riesce ad avvilirci, se non dimentichiamo che Egli cammina con noi. Nessuna apparente infecondità del nostro lavoro e del nostro servizio può farci cadere le braccia, se rimaniamo consapevoli che il Risorto, realmente presente nei nostri raduni e nelle nostre celebrazioni, continua a diffondere la sua divina energia capace di raggiungere, nelle forme più insperate, gli animi di chi pare remotissimo da lui e da noi, e di insinuarsi pur nelle coscienze che riteniamo impermeabili. Il cristiano che si lascia permeare da questa visione delle cose acquista la consapevolezza di essere il soggetto e il beneficiario di una comunione che coinvolge il cielo e la terra, nella quale entrano, con le Tre Persone divine, la Vergine Maria, le schiere degli Angeli, e i Santi. Il non percepirsi più come un frammento, recluso nella sua finitezza e impaurito dalla sua provvisorietà, e il sentirsi invece rassicurato e dilatato in questa totalità è per l’uomo la scoperta della sua fortuna e della sua inalienabile vittoria.

Paolo ci ha confidato più volte l’amarezza e la sofferenza per i suoi insuccessi apostolici. Eppure, non ha mai dubitato della sua invincibile condizione di vittorioso. Nell’esprimere il suo cristiano ottimismo sulla nostra sorte, non ha esitato a ricorrere a un vocabolo inconsueto: ypernicòmen: noi stravinciamo: “In tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati” (Rm 8,37)».

Carissimi Fratelli e Sorelle, nella Lettera che ho inviato pochi giorni fa alla Diocesi, ho posto all’inizio una parola di Madre Teresa di Calcutta: «Finché gridiamo:è buio, è buio! non si accende la lux. Accendila tu!».

E’ mio irrinunciabile dovere di Vescovo ricordare a tutti che, se dobbiamo salvaguardare la nostra e l’altrui salute fisica, doveroso impegno è pure quello della cura e della salvaguardia della salute spirituale.

La preghiera fervente che abbiamo visto alzarsi a Dio nei mesi drammatici del lockdown deve continuare.

La partecipazione alla S. Messa e alla vita sacramentale ha bisogno di rinnovato slancio e di rinnovata convinzione. La vita sacramentale, infatti, è elemento essenziale nel cammino di fede. E i Sacramenti si ricevono di presenza, non “a distanza”… a meno che  vi siano ragioni di salute e di vera difficoltà che impediscano di recarsi in chiesa. Lo dico a voi che ci siete, perché ve ne facciate portatori a chi non c’è…

E’ necessario tornare ad accostarsi al Sacramento della Confessione; tornare a partecipare alla S. Messa ricevendo la S. Comunione; continuare – o iniziare, là dove non fosse in atto – l’Adorazione Eucaristica nelle nostre Parrocchie, un giorno alla settimana, come ho chiesto ai Sacerdoti: con l’intenzione – in primo luogo – di chiedere al Signore il dono di vocazioni sacerdotali per la nostra diocesi, ma anche la grazia che i nostri cuori si aprano ad aderire profondamente a Gesù, unico Salvat, presente e vivo in mezzo a noi, testimoniare il Quale, con l’annuncio della fede, con la speranza e con le opere di carità, è il primo servizio che possiamo rendere alla intera società.

Fratelli e Sorelle, «Finché gridiamo: è buio, è buio! non si accende la luce. Accendila tu!».

Guardiamo ai nostri Santi e camminiamo con loro! Sono essi il miglior commento alla Parola di Dio che abbiamo ascoltato. Essi ci dicono qual è il nostro più grande tesoro, e testimoniano che, anche alle nostre povere forze, è possibile la santità!

Alla intercessione dei Santi, in questo giorno solenne, raccomandiamo l’anima dei nostri fratelli barbaramente trucidati nella Cattedrale di Nizza dal vile attentato islamico. E affidiamo alla intercessione di Maria e dei Santi i famigliari che piangono queste vittime, veri martiri cristiani a pochi chilometri dal nostro Piemonte.

Sia lodato Gesù Cristo!