Omelia nella Solennità del Cuore Sacratissimo di Gesù Biella, chiesa di S. Filippo Neri, 19 Giugno 2020

19-06-2020

Carissimi Padri, Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

1. E’ una grande gioia per me celebrare con voi questa festa, tanto cara alla nostra Congregazione, preparata dalla Adorazione Eucaristica di tre giorni. Rivedo con piacere tanti volti noti e rivivo un pezzo importante della mia storia… Grazie per l’invito che quest’anno ho potuto accettare.

2. Il Cuore divino e umano di Gesù che noi adoriamo oggi in tutta la Sua maestà di Re e centro di tutti i cuori – come diciamo nelle Litanie – non è un’immagine, un simbolo; è il centro di tutta la Persona di Gesù, la sintesi del meraviglioso mistero di Amore di Dio che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna». Da questo Cuore, formato dallo Spirito Santo nel grembo della Vergine Madre, aperto sul Calvario dal colpo della lancia, fonte di vita e di santità, noi tutti abbiamo ricevuto la salvezza!

La diocesi di Ivrea ha avuto la grazia di avere tra i suoi fedeli, nel secolo scorso, la venerabile Luisa Margherita Claret de la Touche, fondatrice, a Vische Canavese, di Betania del Sacro Cuore e del movimento di spiritualità sacerdotale e laicale che in essa si è sviluppato raggiungendo tante parti del mondo… Partecipe di questa corrente di intensa spiritualità cristiana è venuto a Biella il vostro Vescovo, il carissimo mons. Roberto, che saluto con tanto affetto, ricordando con gratitudine il suo prezioso ministero sacerdotale a Ivrea.

Chiedendo al Signore Gesù di darci la robustezza e l’intelligenza della fede con cui madre Luisa Margherita ha amato il suo Signore non con vani sentimentalismi, ma nella concreta offerta di se stessa, mi unisco a lei con questa sua preghiera:

«Ti adoro, Amore Infinito, nascosto nei misteri tutti della nostra fede, risplendente nell’Eucarestia, traboccante sul Calvario, vivificante nella Santa Chiesa per mezzo dei Sacramenti. Ti adoro palpitante nel Cuore di Cristo, tuo ineffabile tabernacolo, e a Te mi consacro. Mi dono a Te senza timore, nella pienezza della mia volontà; prendi possesso del mio essere, pervadilo totalmente. Sono un niente, incapace di servirti, è vero; ma sei Tu, Amore Infinito, che questo niente hai vivificato e attrai a Te».

3. In relazione al Cuore di Gesù, santuario dell’Amore infinito di Dio per noi, la Liturgia ci propone, quest’anno, di riflettere su una caratteristica fondamentale del discepolo di Cristo: quella che la preghiera iniziale della S. Messa ha sottolineato: «Dio grande e fedele, ai piccoli hai fatto conoscere il mistero insondabile del Cuore di Cristo»: eco delle parole di Gesù ascoltate nel Vangelo: «Padre, hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e ai piccoli le hai rivelate, perché così hai deciso nella tua benevolenza».

Per entrare davvero nel «Tempio santo di Dio», che è il Cuore di Cristo, non c’è altra via. Quante volte, però, siamo costretti a constatare – e constatarlo è già una grande grazia di Dio – che “piccoli” non siamo; e che, semmai, lo siamo in negativo: nella capacità di comprendere, di amare, di salire più in alto, di scendere in profondità…

La piccolezza evangelica – espressa significativamente nella prima delle Beatitudini: «Beati i poveri in spirito» – è una dimensione che si acquisisce con la grazia di Dio nella misura in cui prendiamo sul serio l’impegno del discepolato: non come sforzo sovrumano di assomigliare ad un modello altissimo, ma come rapporto con il Signore che ci dice: «Venite a me»: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

La nostra “stanchezza” e la nostra “fatica” è originata proprio dalla mancanza di questa vera “piccolezza”. Le difficoltà della vita, i pesi dell’esistenza, ci sono sempre, e per tutti, discepoli o no del Signore; ciò che cambia è il modo di affrontare ogni cosa alla luce e con la forza che ci è donata nel rapporto con Cristo, nella condivisione del Suo «giogo dolce e leggero», nella consapevolezza che è vero quanto affermava san Gregorio di Nazianzo: «Se io non fossi tuo, o Cristo mio, io sarei una creatura perduta».

Essere “Suo”, di Cristo, appartenerGli, vivere come uno che è parte di Lui, in un rapporto che – in riferimento all’immagine del giogo-iugum – possiamo dire “sponsale”, coniugale. In questo consiste la piccolezza evangelica, la quale – lo sperimentiamo continuamente – è insidiata dal nostro “io” che vuol erigersi a un tutto, anziché essere parte.

Questa mancanza di “piccolezza” ha oggi una manifestazione evidente nella secolarizzazione che è in atto nella nostra società e della quale non sono esenti neppure i credenti e le comunità ecclesiali. La mondanità da cui mette ripetutamente in guardia il Santo Padre Francesco come non vedere che non è circoscritta soltanto ad alcuni atteggiamenti esteriori, ma è diffusa e plasma il modo di pensare e di agire anche del Clero e dei laici cristiani… E’ lo «spirito del mondo» da cui ci mette in guardia Gesù, e si vince solo con la consapevolezza di quanto diceva il Padre della Chiesa che ho ricordato: «Se io non fossi tuo, o Cristo mio, io sarei una creatura perduta»; una impostazione che impone delle domande: Sono Tuo davvero? Tuo nella preghiera e nella vita sacramentale, nella fedeltà a quanto ci insegni e la S. Chiesa ci propone a credere attraverso la sana Dottrina che è ricchezza preziosissima poiché è costituita dall’insegnamento di Cristo? Sono Tuo nel dispormi a ricevere da Te il perdono dei miei peccati, nelle scelte e nei giudizi, nel «saperci accogliere gli uni gli altri con animo mite e generoso, e rimanere in te che sei l’amore»?

A questo ci richiama oggi, carissimi Fratelli e Sorelle, la S. Chiesa attraverso la Liturgia di questa amata solennità del Cuore Santissimo di Gesù. Adorandolo vivo e palpitante nella Santa Eucaristia, noi lo adoriamo rivolgendoGli le belle espressioni delle Litanie:

Cuore di Gesù, tabernacolo dell’Altissimo / casa di Dio e porta del cielo / fornace dì carità / pieno di bontà e di amore / tesoro inesauribile di sapienza e di scienza / Cuore di Gesù , dalla cui pienezza noi tutti abbiamo ricevuto, abbi pietà di noi… Gesù mite e umile di cuore, rendi il nostro cuore simile al Tuo!

Sia lodato Gesù Cristo!