Omelia nella S. Messa Pontificale per la V centenaria Incoronazione della B.V.M. Strambino, Chiesa Parrocchiale, 24 ottobre 2021

24-10-2021

Carissimi Fratelli e Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

  1. A quattro secoli dalla I Incoronazione della Vergine SS., Regina del S. Rosario, venerata nella splendida cappella che fa da corona alla vostra magnifica chiesa parrocchiale, è una gioia grande per me rinnovare, in comunione di affetto e di preghiera con tutti voi, il gesto di porre una Corona sul capo della Tuttasanta Madre di Dio.

Noi sentiamo di essere qui come continuatori di una lunga storia, il cammino percorso da tante generazioni. Siamo piccoli, fragili, come lo erano quelli che ci hanno preceduto, ma abbiamo a disposizione la medesima ricchezza, la più grande: il dono della salvezza! Gesù Cristo, il Figlio unigenito di Dio, fatto Uomo, è il nostro Redentore, e noi possiamo dirGli con fiducia: «Quos redemisti, Tu conserva, Christe»: custodiscici perché ci hai redenti, ci hai salvati con il Tuo Sangue prezioso, in un atto di amore infinito.

  1. L’Incoronazione della Vergine, Amici, ha tutto il suo significato in relazione alla Incoronazione regale di Gesù Cristo. Partecipe, come nessun’altro, del Mistero di Cristo, Maria partecipa anche della gloria di Cristo risorto che siede alla destra del Padre, Vincitore del peccato e della morte, Re e centro del cosmo e della storia. In Lei questa partecipazione è piena, completamente realizzata; in noi è iniziata: nel S. Battesimo siamo stati resi partecipi della vita di Cristo, e la Chiesa ci ha detto consacrandoci con il S. Crisma: «Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, vi ha liberato dal peccato e vi ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, unendovi al suo popolo; egli stesso vi consacra con il crisma di salvezza, perché inseriti in Cristo, sacerdote, re e profeta, siate sempre membra del suo corpo per la vita eterna».

Non un gesto trionfalistico dunque l’Incoronazione di Maria, ma riconoscimento umile e gioioso che essere di Cristo, appartenere a Lui, vivere in comunione con Lui, è essere partecipi di tutto ciò che Egli è: anche della Sua Regalità!

Riconoscere questo, nulla toglie all’umiltà del cristiano, poiché egli sa che solo dall’amore gratuito del Signore gli viene questo dono immenso; e sa che questo regnare con Lui si attua, nei giorni della vita terrena, nel servire, nel  condividere anche la corona di spine, nel lavare i piedi ai fratelli, nel donare la vita; e nella misura in cui cresciamo in questa appartenenza a Lui fino a sperimentare che «non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me…», assaporiamo la bellezza addirittura della lotta, della fatica di lasciarci trasformare da Cristo, la bellezza di essere accolti come peccatori ma di essere tirati fuori dai peccati per la Grazia di Cristo, in un rapporto di comunione in cui si compie l’opera della salvezza.

È la bellezza del cristianesimo, miei Fratelli, la bellezza della nostra fede! Fragili e deboli nella nostra fedeltà, siamo uomini e donne in cui è accaduto e riaccade continuamente un miracolo, se ci apriamo al dono: il miracolo della vita di Dio in noi già ora, e poi, nella Casa del Padre dove il Signore Gesù è andato a prepararci un posto: «Non sia turbato il vostro cuore. Io vado a prepararvi un posto».

Per questo camminiamo lungo i sentieri della vita con una speranza che non delude. E per questo guardiamo a Maria non solo come alla Madre, ma all’Icona della Chiesa, «figura della Chiesa nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo» come dice sant’Ambrogio. Vediamo in Lei il compimento del nostro cammino, la modalità del camminare, i passi che la via comporta. La contempliamo con noi, nella Chiesa, come facevano, nel cenacolo, Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelota e Giuda di Giacomo e gli altri discepoli. E ascoltiamo il Suo “Eccomi” – «si compia il me la tua parola» – pronunciato a Nazareth in quell’offerta totale di sé dentro la quale è iniziata la storia nuova.

  1. Vergine Madre, umile e alta più che creatura… sei tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ali! Noi rinnoviamo a Te l’affidamento che Gesù fece di ognuno di noi al tuo Cuore di Madre.

Ti affidiamo e consacriamo tutte le comunità della nostra Diocesi, perché, vivendo la fede, siano il terreno in cui possono germogliare le vocazioni al Sacerdozio e alla Vita consacrata, le vocazioni al Matrimonio cristiano.

Ti affidiamo i giovani, gli anziani, i padri e le madri, le famiglie… Risuonino nel nostro cuore le parole del Tuo “Magnificat”: Dio depone i potenti dai troni e innalza gli umili… Donaci l’umiltà vera; accresci in noi lo spirito di preghiera, la consapevolezza che partecipare alla Messa domenicale è una esigenza profonda del vivere cristiano; insegnaci la carità – quella vera – all’interno delle nostre comunità, il paziente lavoro di costruire rapporti veri che le rendano attraenti per chi sta fuori; insegnaci ad amare Dio con tutto il cuore e con tutta la mente e ad amare il prossimo come noi stessi.

Chiedendo a tutti di unirsi in questo atto di fede e di amore, già tante volte rinnovato, il Vescovo affida e consacra al Tuo Cuore Immacolato tutta la Diocesi: ottienile da Dio un nuovo slancio di fede, di fede autentica!

Ave, Maria!

Sia lodato Gesù Cristo!