Omelia nella Messa Esequiale per la Mamma, Teresa Bianco Cerrato S. Marzanotto d’Asti, chiesa parrocchiale, 11 Ottobre 2021

11-10-2021

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

* Ringrazio di cuore gli Eccellentissimi Confratelli nell’Episcopato: il Vescovo Marco, Pastore della Chiesa di Asti, e il Vescovo emerito Francesco, il Vescovo di Biella Roberto e il Vescovo Luigi, mio predecessore a Ivrea, coetaneo della Mamma, di cui lei diceva: “è più giovane di me, perché lui compie gli anni il 26 novembre e io il 30 di ottobre”.

Grazie, Eccellenze carissime, per la vostra presenza fraterna che mi rende presente anche quella di altri Vescovi e Cardinali che hanno conosciuto la Mamma e le hanno voluto bene, e mi hanno detto che sarebbero stati qui se gli impegni o la distanza lo avesse permesso: tra essi desidero ricordare almeno Sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone e il mio immediato Predecessore a Ivrea, S. E. mons. Arrigo Miglio.

* Grazie anche a voi, carissimi Confratelli nel Sacerdozio e nel Diaconato, e a tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle che siete qui a partecipare con noi alla celebrazione della Pasqua del Signore che si fa presente nella S. Messa: la vostra presenza affettuosa mi conferma di quanto affetto e stima era ed è circondata la Mamma. Anche in voi vedo una rappresentanza: quella di tantissime persone che, da varie parti non solo d’Italia, hanno espresso la loro partecipazione al momento grande che stiamo vivendo: la partenza della Mamma e il suo viaggio verso la Casa del Cielo, al termine di una lunga vita – 98 anni fra pochi giorni – vissuta con una pienezza che ha suscitato ammirazione: un entusiasmo, un gusto di vivere, di fare, di intraprendere, di conoscere, che sempre ci ha animati a vivere positivamente la vita. Non posso non ricordare il suo sguardo sempre positivo sulla realtà, pur cogliendone intelligentemente gli aspetti problematici che non mancano mai; il suo coraggio e la sua fortezza, alimentati da una fede tanto semplice quanto profonda; l’amore dolce e forte con cui ci ha amati. “Il suo sorriso, – mi ha scritto un’amica di San Marzanotto – la sua forza, la sua affabilità resteranno nel cuore di tutti”. E la cosa più grande e più bella – aggiungo io – è che tutto questo ora non svanisce… Per la grazia immensa che abbiamo avuto di incontrare Cristo e di essere da Lui accolti nella Sua comunione, tutto questo rimane anche se cambiano le modalità dello stare insieme. “Vita mutatur, non tollitur”, canta il Prefazio della S. Messa: la vita non è tolta, ma trasformata. Nulla è perduto, nulla si spegne di ciò che la Mamma è stata, nulla tramonta della sua piena e bella umanità plasmata dalla fede in Cristo Risorto, il Salvatore! Tutto continua a vivere in Lui e rimane a nostra disposizione!

* Ora la Mamma ritorna in questa cara terra astigiana in cui è nata e che ha profondamente amato; la terra delle sue radici. A questa terra affidiamo in custodia il suo corpo mortale in attesa della risurrezione finale, mentre la sua anima già è entrata nell’incontro pieno con il Signore della vita nel Quale la Mamma ritrova, tra le tante persone care che già sono passate avanti, quelle amate in modo specialissimo: il suo sposo Francesco, i suoi genitori Edoardo e Maddalena, i suoi fratelli Cristina, Giovanni, e Aldo, disperso in Russia giovanissimo mentre prestava servizio alla Patria tra gli Alpini della Julia (Grazie, carissimi Alpini, per la vostra presenza e la vostra amicizia!).

Che bello questo rapporto, questo legame di affetti: la più grande ricchezza della nostra famiglia!

* Qui, davanti alla bara della Mamma, mentre preghiamo per lei e le chiediamo di pregare per noi, sale dal nostro cuore il ricordo di tutto quello che da lei abbiamo ricevuto, e di questo lodiamo Dio: gli esempi di solida, autentica fede cristiana, dei valori umani preziosissimi e oggi sempre più rari; gli esempi di prezioso buon senso generato dallo sguardo intelligente posato  sulla realtà, sulla realtà vera delle cose; e poi la dedizione alla famiglia, al lavoro, persino ad un modo di comportarsi che la nonna Maddalena sapientemente sintetizzava in tre verbi: “Travajé, traté ben, fe’ bela figura”: lavorare, trattare bene le persone, e fare bella figura che è l’impegno a vivere con dignità tutto ciò che la vita ci chiede di affrontare; anche nelle minime cose, come gli abiti belli che la Mamma da tempo si era preparata per questo momento, persino il velo da Messa che ha chiesto le fosse messo sul capo nella bara, poiché al Signore – diceva – non ci si presenta “cum si sia”, in modo qualunque…

Benedetta radice della civiltà contadina di un tempo! La radice di cui ho detto quando la Mamma compì 80 anni e ricevette dal Papa san Giovanni Paolo II l’onorificenza della Croce pro Ecclesia et Pontifice:
«Reis… radici.
Sono quelle antiche che affondano nella terra buona, di campi e di vigne, su cui Marziano, il santo Patrono, stende la mano dall’alto della chiesa, costruita da un popolo sulla cima del colle, scrigno prezioso delle memorie più care…
Sono le radici salde che affondano in generazioni di gente che ha coltivato la terra con rispetto, con amore, ed ha trasmesso la vita con la stessa generosità; uomini e donne che, nel bene e nel male, portavano sul volto i riflessi del sole, sulle mani il colore della terra, nella mente e nel cuore una sapienza semplice come il pane e gustosa come il vino; capaci di sacrificio e di gioia, amanti della vita perché legati alla realtà, non a illusioni di sogni…

Sono quelle preziose, infinitamente preziose, che affondano nel fonte battesimale di questa chiesa parrocchiale, da cui migliaia di uomini e donne, immersi dalle mani della Madre Chiesa nella Vita di Dio, sono nati alla vita che non muore ed hanno percorso il cammino aggrappandosi – chi più, chi meno intensamente; Dio solo lo sa! – all’essenziale della Fede annunciato dalle campane, dall’alto del colle, con i rintocchi della Messa e dell’Ave Maria, con la baudetta delle feste ed il suono dolce e mesto della morte.

Uomini e donne che, senza conoscere le raffinatezze dei teologi, toccavano con mano la presenza di Dio nello scorrere dei giorni e degli anni, nelle svolte della vita; e dopo aver fatto quanto dovevano fare, sapevano pregare semplicemente: “Provvidenza di Dio, provvedeteci Voi!”.

Rèis…radici! È di esse che parla San Paolo quando scrive ai cristiani di Roma: “non tu radicem portas, sed radix te”: non sei tu che sostieni la radice; è la radice che porta te».

* Sono queste, Amici, le radici che hanno reso straordinaria la vita della Mamma e noi, abbracciando con lo sguardo e con il cuore questo Fonte battesimale in cui lei, come tutti i nostri, è rinata a vita nuova, ascoltiamo la Parola di Dio risuonata in questa S. Messa: «Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi. Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno». «Questa è la volontà del Padre mio: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giornoColui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché questa è la volontà del Padre mio: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno… Colui che viene a me io non lo caccerò fuori».

* La mamma, che ha sempre trovato nella celebrazione della S. Messa, dei Sacramenti, e delle Funzioni della Chiesa, la sua gioia più grande (“Non c’è niente di più bello della Messa” mi disse un giorno uscendo dalla chiesa) e che ha chiuso la sua esistenza terrena con i S. Sacramenti, ora vede con i suoi occhi che è tutto vero ciò in cui, senza mai un’ombra di dubbi, ha creduto lungo il cammino della vita quaggiù. Ora vede nella luce piena del Giorno eterno che è vero quanto tanto spesso ha ripetuto nella semplice preghiera imparata da bambina qui a San Marzanotto, in casa e in Parrocchia: “Cuor di Gesù Tu sai, Cuor di Gesù Tu puoi, Cuor di Gesù Tu vedi, Cuor di Gesù provvedi!

Noi offriamo in suo suffragio il Sacrificio di Cristo che si fa presente nella S. Messa, sorgente viva da cui sgorga incessantemente il dono della salvezza. E la accompagniamo verso la Dimora eterna con la preghiera della Chiesa, un tempo così familiare ai cristiani, anche i più umili e meno istruiti: “In Paradisum deducant te Angeli… et perducant te in civitatem sanctam Jesusalem”: In Paradiso ti accompagnino gli Angeli e ti conducano nella santa Gerusalemme.

Grazie, carissimi Fratelli e Sorelle, per la vostra presenza a questo momento grande della vita della mia famiglia!

Sia lodato Gesù Cristo!