Omelia nella Festa Patronale S. Giovanni Canavese, 28 Giugno 2020

28-06-2020

Carissimi Fratelli e Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

1. Duecento anni fa la comunità di S. Giovanni Canavese poneva la Prima Pietra della nuova chiesa parrocchiale. Questa Pietra è lì, collocata bene in vista sulla facciata della chiesa, come segno concreto di un avvenimento e come richiamo alla novità che è elemento fondamentale della vita, poiché senza novità tutto invecchia e si esaurisce.

Questa Pietra è lì a parlarci della nuova chiesa che i vostri padri vollero in sostituzione di quella divenuta inadeguata; e ci parla dell’impegno di un popolo, di una comunità, dell’entusiasmo nel costruire, della fede cristiana che sta alla base di tutto questo: una lezione che dobbiamo accogliere, tanto più nel nostro tempo segnato dalla dolorosa prova che conosciamo, la quale ha lasciato e può ancora, a lungo, lasciare strascichi negativi in vari ambiti del vivere e nell’anima stessa: una prova che ha fiaccato in alcuni anche la volontà di riprendere con coraggio e con fiducia gli impegni quotidiani e i sacrifici che la vita sempre comporta.

Questa Pietra posta alla base della costruzione della nuova chiesa, due secoli fa – in un tempo non certo privo di preoccupazioni anche nella storia del nostro Piemonte, uscito dalla dominazione napoleonica e sconvolto, sopratt a Torino, dai moti insurrezionali del 1820-21 – ci parla di valori a cui i nostri padri non rinunciarono… E’ l’eredità più grande e preziosa che essi ci hanno lasciato, ed è importante, in questa fase difficile della storia attuale, ricordare quanto affermava Wolfgang Goethe: «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadàgnatelo, per possederlo».

Il Santo Padre Francesco, a partire da questa frase, ebbe a dire: «Uno d limiti delle società attuali è di avere poca memoria, e questo ha delle conseguenze gravi: si diventa preda dei capricci e delle voglie del momento, schiavi di falsi miti che promettono la luna, ma ci lasciano delusi e tristi, alla ricerca spasmodica di qualcosa che riempia il vuoto del cuore. Ma l’eredità non basta custodirla. Occorre camminare: camminare sulla strada attraverso la quale arriva a noi la grande tradizione della fede, sulla quale ha camminato una moltitudine di testimoni che da duemila anni rinnovano l’annuncio dell’avvenimento del Dio-con-noi. “Riguadagnare la propria eredità” è un impegno a cui la Madre Chiesa chiama ogni generazione, senza lasciarsi spaventare da fatiche e sofferenze, che fanno parte del cammino. Solo riguadagnando il vero, il bello e il buono che i nostri padri ci hanno consegnato, potremo vivere come un’opportunità il cambiamento d’epoca in cui siamo immersi, come occasione per comunicare agli uomini la gioia del Vangelo».

2. Risplende oggi ai nostri occhi la grande figura del Patrono della vostra comunità, san Giovanni il Battista, che la Chiesa ricorda – unico tra i Santi – nel giorno della sua nascita terrena e prega: «O Padre, lo hai mandato a preparare a Cristo Signore un popolo ben disposto…».

La sua nascita fu per Zaccaria e Elisabetta un dono che ormai non attendevano più… Nel Tempio di Gerusalemme, l’angelo che la annunziò a Zaccaria indicò anche il nome del bambino: Giovanni-“Dio fa grazia” e disse: «Sarà grande davanti al Signore; gli camminerà innanzi». Giovanni incontrò Gesù mentre entrambi ancora erano nel grembo delle loro madri, e danzò di gioia.

Fu “presantificato” in quell’incontro, ma questo dono dovette accoglierlo spendendo tutta la sua vita nel compiere la missione di preparare l’incontro di Israele con il Messia Salvatore.

E’ «il più grande tra i nati di donna» dirà Gesù; è «l’amico dello sposo», «Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri»…«Predicò un battesimo di conversione per il perdono dei peccati»; annunciò Colui di cui non si sentì degno neppure «di sciogliere i legacci dei sandali»; e lo indicò presente nel mondo quando Gesù venne a farsi da lui battezzare al Giordano. Concluse la sua vita testimoniando fino alla fine la Verità.

Erode Antipa, figlio di Erode detto “il Grande”, aveva preso con sé la moglie di suo fratello. Giovanni lo condannava apertamente: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Fu imprigionato e fatto decapitare…

Fu l’ultimo dei Profeti dell’Antico Testamento e già partecipe del Nuovo, martire per la fedeltà a Dio e alla coscienza che non può cedere alle debolezze, alle convenienze, agli egoistici tornaconti personali, poiché «la coscienza – scriveva san John Henry Newan – ha diritti poiché ha doveri. Oggi – Newman parlava due secoli fa – per una buona parte della gente, il diritto e la libertà di coscienza consistono proprio nello sbarazzarsi della coscienza, nell’ignorare il Legislatore e Giudice, nell’essere indipendenti da obblighi… La coscienza in questo secolo è stata rimpiazzata da una contraffazione – il diritto di agire a proprio piacimento – di cui i diciotto secoli passati non avevano mai sentito parlare o dalla quale, se ne avessero sentito, non si sarebbero mai lasciati ingannare». Tra coscienza e verità c’è un legame intrinseco, e la dignità della coscienza non sopporta il minimo cedimento all’arbitrarietà o al relativismo.

Giovanni il Battista illumini il nostro cammino in questo tempo di confusione e di oscurità in cui la coscienza tanto facilmente è messa da parte: e gli effetti si vedono nella vita dei singoli, delle famiglie e della società!

Ci aiuti a comprendere che la Verità è Gesù Cristo e che la nostra coscienza è davvero formata quando lasciamo che la Verità risplenda ai nostri occhi e nel nostro cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!