Omelia nella Festa Patronale di S. Giacomo Apostolo Salto, chiesa parrocchiale, 24 Luglio 2022

24-07-2022

Sia lodato Gesù Cristo! 

1. In questa Festa Patronale di San Giacomo, a cui ho la gioia di partecipare, rivolgo un deferente saluto al Prevosto e al diacono Roberto, alle Autorità Civili e Militari e a tutta la Comunità Parrocchiale che ringrazio per l’opera di restauro compiuta sulla facciata della chiesa e sul campanile, augurando che anche questo restauro sia per noi un forte richiamo al necessario rinnovamento a cui il Signore incessantemente ci chiama:  rinnovamento nella fedeltà a Gesù Cristo, nel riconoscere a Lui il primo posto nella nostra vita di ogni giorno, nel nostro modo di pensare e di valutare la realtà; nell’adesione a Lui, che consiste non in un vago sentimento di religiosità, ma nel vivere il nostro Battesimo, la S. Cresima che abbiamo ricevuto, l’Eucaristia nella S. Messa domenicale, il perdono dei nostri peccati nel Sacramento della Confessione; nel curare i momenti della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio, nel vivere relazioni fraterne tra noi con lealtà e grande pazienza… 

Questo rinnovamento nel vivere un vero rapporto con Gesù Cristo non solo riempie di valore e di senso la nostra vita personale, ma è anche il più grande servizio che possiamo rendere alla nostra società confusa e smarrita, annaspante spesso nel buio e nell’incertezza perché ha smarrito i saldi fondamenti del vivere umano, e proprio per questo mostra un volto profondamente triste nonostante le maschere con cui cerca di coprire il suo volto sfigurato…     

  2.San Giacomo fu il primo fra gli Apostoli che ha sacrificato la vita per il Vangelo afferma la preghiera iniziale della S. Messa, e, facendoci chiedere a Dio: “per la sua gloriosa testimonianza conferma nella fede la tua Chiesa”, mette in luce tutto il contenuto della festa e l’impegno che da essa ci deriva, dal momento che celebrare una festa liturgica significa lasciarci coinvolgere in ciò che è celebrato, e accoglierne e viverne nell’esistenza quotidiana la ricchezza.

Noi oggi guardiamo dunque a san Giacomo, ma il nostro sguardo immediatamente viene da lui orientato verso Gesù Cristo che egli ha accolto come il centro della sua vita! 

È il Signore Gesù, infatti, che lo ha chiamato, incontrandolo sulle rive del Mar di Galilea, dove Giacomo e suo fratello Giovanni – figli di Zebedeo – erano intenti al loro lavoro di pescatori, in società con Simone e Andrea… È il Signore Gesùi che lo ha scelto ed inviato alla missione, riguardo la quale Giacomo comprenderà progressivamente che essa comporta innanzitutto un rapporto di amicizia, di comunione speciale con Colui che chiama: “Li chiamò – leggiamo infatti nel Vangelo – perché stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni(Mc. 3, 15-16).

Questo “anche” ci dice che le opere, le iniziative, il fare e il darsi da fare sono necessari, ma non hanno però il primo posto… Al primo posto c’è il rapporto con Gesù Cristo, l’appartenenza a Lui: i tralci portano frutto solo se rimangono nella vite: “Senza di me non potete far nulla” dice il Signore; le nostre opere sono vere se c’è questo rapporto!

Insieme a Pietro e a Giovanni il Signore ebbe Giacomo sempre molto caro: lo portò con Sé sul Tabor, dove poté assistere allo straordinario evento della Trasfigurazione; lo volle con gli stessi due nell’orto degli Ulivi, la notte del tradimento, a vegliare con Lui nell’imminenza della passione; sottolineò la forza del suo temperamento dando a lui e suo fratello il nome di “boanergès”: figli d tuono…  Ma Giacomo, come tutti gli altri, dovette lasciarsi educare; e fu lungo il cammino per consegnarsi totalmente a Cristo e diventare davvero discepolo e apostolo: lo vediamo anche nella pagina evangelica che abbiamo ascoltato (Mt, 20, 20-28): il suo cammino avrà il suo compimento quando Giacomo, una decina d’anni dopo la morte e risurrezione di Gesù, condividerà con il suo Signore tutto di sé, fino all’effusione del sangue.

Apostolo: inviato ad annunciare Gesù Cristo e il Vangelo non enunciando idee astratte ma testimoniando la vita nuova che egli stesso aveva accolto. Martire: non per un incidente di percorso, ma perché testimoniare Cristo comporta per tutti i discepoli, anche se non per tutti nel medesimo modo, il martirio.  

La fede – nella quale abbiamo chiesto al Signore la grazia di confermare la Chiesa – è l’adesione a Cristo che ci fa dire con san Paolo nella I Lettura di oggi (2Cor. 4,7-15): “Noi crediamo e perciò parliamo. Veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale”.

La fede, ci insegna Giacomo, apostolo e martire, non è una emozione, un rifugiarsi in un blando sentimento religioso, ma la fortissima esperienza di una Vita – quella di Cristo – accolta dentro la nostra vita, in un’esperienza così bella e coinvolgente che merita di essere vissuta a qualunque costo!

E allora, buona Festa, Amici! 

Buon cammino di vero e profondo rinnovamento! 

La novità sta nell’essere ciò che Cristo ci chiama ad essere e ci dà di essere!

Sia lodato Gesù Cristo!