Omelia nella festa di S. Bruno d’Asti, vescovo Solero (AL), chiesa parrocchiale, 18 Luglio 2021

18-07-2021

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sia lodato Gesù Cristo!

1. È una grande gioia per me – non solo perché astigiano di origine, ma più ancora per l’affetto e la devozione nei confronti di san Bruno, fin da quando, ancor giovane, mi sono imbattuto in lui studiando la Storia della Chiesa – celebrare con voi la sua festa qui a Solero.
Grazie per questo invito! La S. Eucarestia celebrata nel giorno del Signore, ci fa rivolgere lo sguardo e il cuore a Cristo risorto, presente e vivo in mezzo a noi, centro e cuore di tutta la nostra vita, ma in questo mistero della Presenza di Cristo qui ora, con noi, il nostro sguardo intravede oggi anche san Bruno, che vive in Dio, nella Casa del Cielo, amico e modello di vita per tutti noi incamminati verso la medesima méta.
“Cercate ogni giorno il volto dei Santi” – dice uno dei più antichi testi cristiani, la Didaché – “per trovare riposo nei loro discorsi”: cercate il volto di coloro che si sono fatti discepoli del Signore Gesù, lo hanno amato come il dono più prezioso, si sono lasciati conformare a Lui vivendo come tralci della vite che è Cristo, e sono cresciuti impostando la loro vita, pur con tutte le sue fragilità, alla luce delle Promesse battesimali, ai quali possiamo guardare con fiducia come a guide nel nostro cammino. I “discorsi” dei Santi, infatti, non sono solo le loro parole, ma l’intera loro esist.za abitata dall’amore misericordioso di Dio. E allora noi cerchiamo il volto di san Bruno…

2. “A Segni nel Lazio – recita oggi il Martirologio Romano – san Bruno vescovo, che molto lavorò e soffrì per il rinnovamento della Chiesa e, costretto per questo a lasciare la sua sede, trovò rifugio a Montecassino, dove divenne abate temporaneo del monastero”.
È una presentazione essenziale del nostro santo. Ci dice che egli fu un Pastore della Chiesa al quale il Signore non ebbe motivo di dire quanto disse – lo abbiamo ascoltato nella I Lettura (Ger 23,1-6) – ai pastori infedeli del popolo d’Israele e quanto, nel corso della storia, ebbe motivo di dire anche nei confronti di certi Pastori della Chiesa: “Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo…Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco adunerò io stesso il resto delle mie pecore e le farò tornare ai loro pascoli… Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi”.
Pastore secondo il cuore di Dio, san Bruno, uomo di carità, esempio di vita evangelica, “oracolo dei vescovi e conduttore dei Pontefici” come fu chiamato, si impegnò con tutte le forze al servizio della Chiesa, sempre bisognosa di rinnovamento.
Il santo Papa Gregorio VII – che fu Pontefice dal 1073 al 1085– sintetizzò la propria opera di riforma della Chiesa in queste parole: “Summopere curavi (ho messo ogni impegno) ut Ecclesia Sancta Dei libera et casta permeneret (affinché la S. Chiesa di Dio rimanesse libera e casta”):
purezza della Dottrina, che è l’insegnamento di Cristo, abbandonando il quale, nella sua integrità, rimaniamo con le nostre povere idee da cui non possono nascere che poveri progetti i quali spesso danno origine, nella vita personale, nella vita sociale e anche in quella della Chiesa, al contrario di ciò che ci proponiamo di realizzare; e purezza della vita, che si realizza solo se viviamo in comunione con Cristo in una adesione coraggiosa a tutto quello che ci insegna, senza nulla tralasciare, e nella testimonianza che tutto questo è irrinunciabile per noi. La Chiesa Gli è fedele quando è fedele a questo preziosissimo patrimonio e quando con il coraggio della libertà lo annuncia a favore dell’uomo, senza compromessi, rifiutando di sottostare ai poteri umani, rispettabili quando non travalicano la legittimità dei loro confini.
San Bruno fu accanto al grande Gregorio VII nella lotta contro la vita dissoluta degli ecclesiastici, contro le elezioni simoniache e contro la prepotenza dell’imperatore Enrico IV. Era a Roma, ospite del cardinale Beato Pietro Igneo, e Papa Gregorio lo conobbe per le sue eccelse doti di oratore e di studioso di teologia; lo scelse per confutare, nel Concilio Lateranense del 1079, le tesi dei teologi capeggiati da Berengario di Tours che negava la reale presenza di Cristo nell’Eucarestia. Il nostro santo portò a termine così bene l’incarico che il Papa lo nominò vescovo di Segni.
Qui san Bruno si trovò in una difficile situazione: nella lotta tra l’imperatore e Papa Gregorio dovette contrastare le pretese del feudatario locale sulla diocesi. Fu imprigionato e ne uscì stanco e provato: nel 1099 si ritirò presso l’Abbazia di Montecassino. Nel 1104 Papa Pasquale II lo inviava però suo rappresentante in Francia a dirigere il Concilio di Poitiers. Tornato al monastero, nel 1107 fu eletto abate, ma nel 1111 sorsero contrasti di vedute con il Papa che aveva ceduto alle pretese dell’Imperatore (Bruno rimase fedelissimo al Papa, ma non poté non manifestare il suo disaccordo su quella decisione che il Papa stesso, cinque anni dopo, nel Concilio Lateranense del 1116, avrebbe condannato). San Bruno però, all’inizio della vicenda, aveva dovuto rassegnare le dimissioni da abate di Montecassino e tornare a Segni.
La sua esistenza terrena si chiuse il 18 luglio 1123. 58 anni dopo Papa Lucio III lo inscriveva nel catalogo dei Santi.
Incline per natura allo studio ed alla preghiera, san Bruno conservò questo spirito di contemplazione delle cose di Dio anche nell’azione e nelle vicende del suo tempo difficile e tumultuoso… Dallo studio e dalla preghiera uscirono i suoi scritti che gli studiosi tengono in grandissima considerazione: pregevoli opere di commento alla Sacra Scrittura, un Libellus de symoniacis, importante per la discussione sul tema; un trattato sui Sacramenti e un altro sul Sacrificio della Messa; omelie e 6 libri di sentenze.

Possiamo dire che avvenne per san Bruno anche quanto abbiamo ascoltato nel Vangelo (Mc 6,30-34), proclamato poco fa?
“Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: ‘Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’’. Allora partirono verso un luogo solitario, in disparte… Ma molti cominciarono ad accorrere là e li precedettero. Gesù ebbe compassione di loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.
Anche per san Bruno fu la “compassione” per il Popolo di Dio a segnare tutta la sua vita e ad animare la sua testimonianza di fedele discepolo del Signore, poiché questa compassione non è solo sentimento, ma un amore che si traduce nell’accettare un servizio faticoso, carico anche di sofferenza: un amore, insomma, come è ogni autentico amore, che non sia solo un sentimento romantico, ma una vera donazione di sé a coloro che amiamo.
Carissimi Amici, san Bruno ci accompagna nel cammino con il suo esempio; non limitiamoci a ricordarlo solo nel giorno della sua festa!

Sia lodato Gesù Cristo!