Omelia nella Domenica XVII del Tempo Ordinario Istituzione del Lettore Antonio Parisi S. Giorgio Canavese, 26 Luglio 2020

26-07-2020

Carissimi Fratelli e Sorelle,

vi saluto con il saluto che richiama al nostro cuore Chi è il cuore di tutto, il centro del cosmo e della storia: Sia lodato Gesù Cristo!

1. Nella celebrazione di questa S. Eucaristia domenicale – a cui il Signore ci chiama a riunirci non solo in spirito, ma anche fisicamente, in chiesa, e senza la quale “non possiamo vivere”, come dicevano alcuni cristiani dei primi secoli, convinti di questo fino a morire pur di non rinunciare alla Messa “nel Giorno del Signore” – noi ricordiamo il martire san Felice di cui qui, a S. Giorgio Canavese, si venera un’ampolla con il suo sangue versato per Cristo, come hanno fatto i ss. Martiri di Abitene, che ho citato, e come fanno ancora oggi, in varie parti del mondo, tanti e tanti nostri fratelli e sorelle, perseguitati e messi a morte per il solo fatto di essere cristiani.

Ricordare i nostri Santi Martiri è fare memoria di ciò per cui essi han vissuto e donato la vita: non un’idea, neppure solo un ideale, ma l’incontro con Gesù Cristo Salvatore: un’esperienza alla lux della quale tutta l’esistenza è cambiata, è cambiato il modo di pensare e di agire…

L’orazione iniziale della S. Messa ci fatto pregare: “O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni”.

Insieme alla Parola di Dio che abbiamo ascoltato, questa preghiera spalanca dinanzi a noi, anche in questo nostro tempo difficile per tanti motivi, il fondamento di tutto: Dio è la nostra forza e la nostra speranza; senza di Lui nulla esiste di valido e di santo e solo nella comunione con Lui noi scopriamo il senso della vita e la affrontiamo in vista dei beni eterni, raggiungere i quali è lo scopo per cui siamo stati creati ed esistiamo.

Proprio questa visione della vita è rifiutata apertamente (o almeno messa tra parentesi come qualcosa di cui si può fare a meno) dalla secolarizzazione che segna profondamente la nostra epoca ed intacca anche il modo di pensar di noi che ancor crediamo: e la conseguenza è un buio che immobilizza e genera l’atteggiamento che qualcuno, in relazione alla triste vicenda del coronavirus, ha espresso in questi termini: “Siamo talmente preoccupati di morire che abbiamo smesso di vivere”…

E’ il momento di una decisa riscossa, ma è indispensabile ritrovare la fonte del coraggio e della iniziativa. Attraverso la dolorosa prova dell’epidemia, il Signore ci ha chiamati ad aprire gli occhi, a guardare senza paraventi la fragilità di un mondo, di una società che ha bisogno di intraprendere un cammino diverso, poiché ha scambiato la libertà per licenza, ha proclamato diritto il

soddisfacimento di ogni capriccio, ha perduto la bussola della ragione, come documentano anche recenti proposte di legge in discussione al Parlamento… L’epidemia ha sconvolto il sistema economico, ha sconvolto molti anche sul piano psicologico; ha rivelato la fragilità di un sistema superbamente esaltato e fragile come un castello di sabbia…

Ha richiamato anche noi credenti a pensare all’essenziale, a tornare all’essenziale.

Pastori e fedeli dobbiamo chiedere a Dio il dono della Sapienza, come – nella I Lettura – abbiamo ascoltato dal Re Salomone: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia distinguere il bene dal male”; e nella preghiera, nell’esercizio della vita di fede, in una più intensa ed autentica vita spirituale, rafforzarci nella convinzione di cui ci ha detto l’Apostolo nella II Lettura: “Tutto concorre al bene per quelli che amano Dio”.

Tante volte nei mesi passati abbiamo sentito ripetere: “Tutto andrà bene”, ma è una frase solo scaramantica… La verità è che tutto concorre al bene per quelli che amano Dio: anche le prove, anche le sofferenze; e amare Dio non è questione di emozioni, ma di rapporto con Lui, di accoglienza del suo disegno di salvezza. C’è infatti un tesoro – ci ha detto oggi Gesù nel Vangelo – per il quale vale la pena di dare tutto di noi, poiché verrà la conclusione della vicenda terrena: e l’esito è quello annunciato attraverso l’immagine dei pesci nella rete… Quelli cattivi vengono gettati via…

Carissimi Fratelli e Sorelle, vivere a questa luce, crescere nella fedeltà a Dio, affrontare la vita portando nella mente e nel cuore la Verità che ci illumina nel cammino è anche il servizio più grande che possiamo rendere a questa società confusa, impaurita, smarrita, di fronte a situazioni che sono tutt’altro che terminate con il diffondersi massiccio dell’epidemia; situazioni che pesano e peseranno forse ancor di più nell’immediato futuro… Siamo gli unici a poter vivere con la certezzache “Christus vincit, regnat, imperat” e che “la vittoria che vince il mondo è la nostra fede”.

2. In questa domenica, mentre l’esempio dei Santi Martiri riluce davanti a noi e per noi risuona la Parola di Dio proclamata nella S. Liturgia, noi abbiamo la gioia di vedere il nostro seminarista Antonio compiere un altro passo verso la meta del suo cammino: riceve il ministero di Lettore, è chiamato a collaborare nell’impegno fondamentale che la Chiesa ha ricevuto dal Signore: “Andate, annunciate tutto ciò che io vi ho insegnato”.

La Chiesa ti dice, carissimo Antonio: “Proclamerai la Parola di Dio nell’assemblea liturgica; educherai alla fede i fanciulli e gli adulti e li guiderai a ricevere degnamente i Sacramenti; porterai l’annunzio missionario del Vangelo di salvezza agli uomini che ancora non lo conoscono… È quindi necessario che, mentre annunzi agli altri la Parola di Dio, tu sappia accoglierla in te stesso con piena docilità allo Spirito Santo; meditala ogni giorno per acquistarne una conoscenza sempre più viva e penetrante, ma soprattutto rendi testimonianza con la tua vita al nostro Salvatore Gesù Cristo”.

Buon cammino, Antonio. Avanti nel Signore! E buon cammino a tutti noi!
Sia lodato Gesù Cristo!