Omelia della XXV Domenica del Tempo Ordinario Santuario di N. S. di Loreto in Graglia (BI) 20 Settembre 2020

20-09-2020

Sia lodato Gesù Cristo!

Con questo saluto che riprende l’acclamazione “Lode a Te, o Cristo” con cui abbiamo espresso la nostra fede nella presenza tra noi del Signore Gesù che ci ha parlato nel S.Vangelo, saluto il Rettore di questo caro santuario, don Eugenio, a cui da tanti anni, fin da quando era studente, mi lega una bella amicizia; don Roberto, mio compagno di studi, e tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle della diocesi di Biella, che per quattro decenni è stata anche la mia diocesi.

Questi legami che sono parte della mia vita, fili di cui essa è intessuta, accrescono la gioia che provo nell’essere qui a celebrare con voi la S. Messa in questo Anno giubilare Lauretano, nel 361.mo anniversario della posa della Prima Pietra di questo santuario, e a rinnovare al Cuore Immacolato di Maria l’Affidamento e la Consacrazione della mia vita e del mio ministero, sicuro che anche voi vi unite a me e rinnovate l’Affidamento di voi stessi.

Questi santuario per noi, in questa diocesi, è Loreto, e Loreto è Nazareth, la S. Casa dove avvenne il fatto da cui la storia dell’umanità ha ricevuto la svolta senza la quale nulla può esserci di realmente nuovo, anche se si tenta, con tutti i mezzi umani, di cambiare le cose; il fatto perciò che costituisce il cuore anche della nostra vita, della vita personale di ognuno di noi, l’inizio che sempre genera nuovi inizi!

Ogni giorno, particolarmente nella preghiera dell’Angelus, ripetendo “Verbum caro factum est et habitavit in nobis: il Verbo eterno di Dio, il Figlio unigenito del Padre, si è fatto uomo ed è venuto ad abitare tra noi”, noi facciamo memoria di questo evento accaduto nella S. Casa e che ci ha raggiunti, ci coinvolge, e dà alla nostra esistenza la grazia di sperimentare quanto l’Apostolo ci ha detto poco fa: “Per me il vivere è Cristo; Cristo glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia”, poiché “siamo membra del Suo Corpo, della Sua Carne e del Suo Sangue” (Ef.5,30); edunque: “Vivo io non più io, Cristo vive in me e questa vita che io vivo nella carne – nella concretezza della mia esistenza, nelle circostanze e nelle situazioni di ogni giorno – la vivo nella fede del Figlio di Dio – la vivo nel rapporto che mi unisce a Lui – il Quale mi ha amato e ha dato Se stesso per me” (Gal.2,20).

Che respiro, Fratelli e Sorelle, che orizzonti si spalancano dinanzi a noi, dentro i limiti della nostra esistenza terrena! E’ il prodigio del cristianesimo, che ha avuto il suo inizio là a Nazareth, nella S. Casa che veneriamo a Loreto, dentro la quale, a Nazareth e a Loreto, leggiamo la parola che ci fa fremere di commozione: “Verbum caro hic factum est et habitavit in nobis”: Qui l’Incarnazione del Figlio di Dio è avvenuta; qui, nel grembo della Vergine, ha avuto origine la storia

nuova dentro la quale abbiamo la grazia di essere accolti, la novità, la vita nuova (Rom.6,4) che è la vita umana nel suo senso più vero e più pieno, perché partecipe della vita divina!

Il cuore di tutto è Gesù Cristo presente e vivo in mezzo a noi, dentro di noi; vivere da cristiani è vivere per Lui e con Lui in un rapporto che coinvolge tutto di noi: pensieri, parole, azioni; affetti, scelte, decisioni; ascoltare la sua Parola è ascoltare Lui che ci parla; accogliere il suo dono nei Sacramenti della Chiesa è accogliere Lui stesso. Come dice il grande Romano Guardini con una frase che mi è cara e mi ha accompagnato nel cammino fin da quando l’ho letta la prima volta, tanti e tanti anni fa, proprio qui, a Biella, quand’ero novizio nella Comunità dell’Oratorio di S. Filippo:«Nell’esperienza di un grande amore tutto si raccoglie nel rapporto Io-Tu, e tutto ciò che accade accade dentro a questo ambito».

A questa luce, Amici, possiamo comprendere la parabola del Signore ascoltata nel S. Vangelo: il “padrone di casa” (che nel testo originale è il “pater familias”) è Lui che, in ore diverse della giornata, va a cercare chi invitare ad entrare nella vigna… Chi entra, quale che sia l’ora in cui la chiamata arriva, vi entra perché chiamato…

Il “denaro” che si riceve è la comunione con il Padre, ed è questa comunione che realizza pienamente la nostra vita, la quale sperimenta, fin da quel momento, il soffio dell’eternità, poiché “vita eterna” non è un’altra vita, ma la vita dell’uomo diventato figlio di Dio, partecipe della natura e delle sostanze del Padre.

In Paradiso, nella pienezza e definitività della comunione comprenderemo la bellezza del lavoro nella vigna del Signore sopportando il peso della fatica e del caldo; comprenderemo appieno che cosa significa che “tutto è grazia” e che “Cristo è glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia”.

La Vergine Maria, nel cui grembo la storia nuova è iniziata, ci accompagna come madre e ci stringe al Suo Cuore!

A Lei diciamo:

Facci comprendere, o nostra Madre, che solo la nostra fedeltà a Cristo, il nostro vivere per Lui, con Lui, in Lui dà valore ad ogni nostra impresa. Strappa da noi le illusioni vane! Illumina le menti con la luce della Verità, riscalda i cuori con la fiamma della Pentecoste. Donaci il gusto dell’adorazione a Dio, dell’umiltà evangelica, dei princìpi a cui non si può rinunciare senza che vada perduto il senso stesso della vita!
Ancora e sempre noi ci affidiamo a Te, al tuo Cuore Immacolato, o nostra Madre!

Buon cammino, Amici!

Sia lodato Gesù Cristo!