Il Vescovo incontra i movimenti – I domenica di Quaresima

I Domenica di Quaresima
21-02-2021

IL VESCOVO INCONTRA I MOVIMENTI

I Domenica di Quaresima

Cattedrale

21 Febbraio 2021

CL: “Ogni cosa è di un Altro

Riconoscere questa verità è il cuore della nostra fede

Il Vescovo Edoardo ha accolto con piacere la proposta di alcuni Movimenti Ecclesiali presenti in diocesi, tra cui Comunione e Liberazione, di incontrarsi alla Messa vespertina delle domeniche di Quaresima in Cattedrale, e lo ha esteso anche ad altri, i quali hanno accolto invito. Abbiamo iniziato noi di CL domenica 21 febbraio, data scelta in relazione al fatto che il 22 ricorre l’anniversario della morte del servo di Dio don Luigi Giussani, il nostro caro “don Gius” chiamato alla casa del Cielo nella festa della Cattedra di S. Pietro, nel 2005, pochi giorni prima che partisse (13 febbraio) sr Lucia di Fatima; entrambi seguiti da san Giovanni Paolo II il 2 aprile.

Commentando la Parola di Dio della I domenica di Quaresima monsignor Vescovo ha fatto riferimento alla significativa figura del fondatore di CL indicandolo come uomo di fede, innamorato di Cristo e della Chiesa, maestro di vita cristiana vissuta alla luce del “Convertitevi e credete al vangelo” risuonato nella Messa.

Conobbi don Giussani – ha detto il Vescovo – nel 1976 a Collevalenza, in un corso di Esercizi che egli tenne per i preti, e io ero ordinato da un anno… Ricordo – conservo ancora il quadernetto degli appunti – il suo commento ad alcuni passi delle lettere di san Paolo. Ci diceva appassionatamente: “Cristo è la realtà. In ogni circostanza per cui sipassa c’è una nota di urgenza, una sollecitazione affinché le cose rivelino la gloria di Cristo che esse contengono… La cosa più importante della vita è la memoria di Cristo, vale a dire la mendicanza di Cristo, il domandare a Cristo che la coscienza di Lui sia permanente in noi… Il vero progetto è dire a Cristo:Vieni, Signore Gesù, maniféstati!… L’unico scopo per cui vale la pena di esistere, perciò l’unico mastice che tiene assieme tutte le cose, è quello che il Vangelo chiama la Gloria di X. …Offrire è riconoscere che ogni cosa con cui pendiamo rapporto, a partire da noi stessi, è di unAltro: tutto appartiene a te, o Dio… L’esperienza cristiana è questo: una Vita che incontra la nostra vita… Possiamo essere interessati a Cristo solo se Cristo salva tutto di noi, fino alla sensibilità, fino all’istante che passa…”.

Don Giussani – continuava monsignor Edoardo – parlava al cuore dell’uomo. Nel libro “L’uomo e il suo destino” descrisse profondamente quello che ora è sotto i nostri occhi a cominciare dalla sistematica distruzione dell’umano, ma fornì, al tempo stesso, preziose indicazioni per la ripresa: umile riconoscimento della debolezza come strada per la rinascita nell’incontro con Cristo presente, poiché la fede è il riconoscimento di una Presenza, l’incontro che illumina ogni ambito della vita della persona: dai rapporti umani al lavoro, alla vita sociale e politica. Il miracolo – diceva don Giussani – è l’incedere del passo divino tra i passi della compagnia umana… L’incedere dei passi di Gesù in mezzo a tutti i passi che le nostre gambe fanno durante la giornata: non una cosa strana, ma una cosa normale. Dio riempie di miracolo la nostra vita facendo diventare miracolo tutto quello che facciamo”.

giuseppe bellini

Ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo

Comunione e Liberazione è essenzialmente una proposta di educazione alla fede cristiana. Una educazione che non finisce ad una certa età, ma continua sempre, perché sempre si rinnova e si approfondisce. Accade così con il Vangelo, che pur ascoltato mille volte rivela sempre aspetti nuovi. Accade così nell’esperienza dell’amore umano, nella creazione artistica e persino nella vita semplice di ogni giorno. La ricerca del vero, del bello, del giusto e della felicità non finisce mai. E così è il cristianesimo: un’avventura della vita, e non una “preparazione” alla vita.

Don Giussani scriveva a Giovanni Paolo II nel 2004: “Non solo non ho mai inteso “fondare” niente, ma ritengo che il genio del Movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta”.

Cominciò la sua attività di “educatore al cristianesimo” nel 1954, come insegnante di religione al liceo statale Berchet di Milano “con il cuore tutto gonfio dal pensiero che Cristo è tutto per la vita dell’uomo”. Stupì gli studenti con la sua proposta rivolta innanzitutto alla ragione e alla libertà, con il suo invito all’incontro con la bellezza – musica, poesia, natura – e con la sua capacità di toccare le profondità del cuore umano, le esigenze fondamentali che lo costituiscono.

Attorno a lui nacque una comunità di giovani. Negli anni Ottanta e Novanta, anche grazie all’invito rivolto al Movimento da Giovanni Paolo II a “portare in tutto il mondo la verità, la bellezza e la pace che si incontrano in Cristo Redentore”, si sviluppano numerose comunità, in tutto il mondo: dal Kazakhstan agli Stati Uniti, dall’Uganda all’Irlanda. Attualmente CL è presente in circa novanta Paesi in tutti i continenti.

Giussani sintetizzò con queste parole il contenuto e lo scopo del suo tentativo: “Fino dalla prima ora di scuola ho sempre detto: Non sono qui perché voi riteniate come vostre le idee che vi do io, ma per insegnarvi un metodo vero per giudicare le cose che io vi dirò. E le cose che io vi dirò sono un’esperienza che è l’esito di un lungo passato: duemila anni”. Mostrò la pertinenza della fede alle esigenze della vita, profondamente persuaso che una fede che non potesse essere vissuta nell’esperienza presente, utile a rispondere alle sue esigenze, non sarebbe stata una fede in grado di resistere in un mondo dove tutto diceva l’opposto. “La fede – diceva – corrisponde alle esigenze fondamentali e originali del cuore di ogni uomo”.

s. p.

Ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo

CRISTO NON CI LASCIA SOLI MAI

Di fronte alla fragilità e al bisogno

Che cosa ci strappa dal nulla? Era la domanda che l’anno scorso don Julian Carron ci aveva posto in preparazione degli Esercizi. Ma cosa s’intende per “nulla”? “Una specie di intimità col nulla che ha spesso il volto di una vita normale, è un vuoto a perdere”, dica A. Polito la mancanza di gusto nel vivere. Poi l’arrivo di un virus che ha messo tutto il mondo e anche noi alle strette.

Ci siamo trovati di fronte alla fragilità e al bisogno: lo smart working e un rapporto diverso e meno coinvolgente con i colleghi, la didattica on line e un rapporto difficoltoso con gli alunni, la malattia che diventa stringente con vecchi amici che se ne vanno per il virus, senza neppure poterli salutare, l’incertezza per la salute della propria ed altrui famiglia, per il futuro dei figli, la solitudine e lo smarrimento di molti.

Ma ci è stato ricordato che non siamo soli. “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. “Ti ho amato di un amore eterno avendo pietà del tuo niente”. Dobbiamo essere coscienti che Lui c’è, non siamo soli con il nostro nulla.

Ma perché la vita sia nuova, occorre che la coscienza del nostro appartenere a Lui sia continuamente impegnata nel paragone con quanto accade nella realtà. Questo è il metodo che ci viene dato perché la nostra mentalità si rinnovi: il paragone con quanto accade.

E’ una lotta tra il gusto del quotidiano e il vuoto che ci afferra dal di dentro. In questo ci sono stati utili con il loro contributo paterno Papa Francesco, il vescovo Edoardo e sacerdoti amici, le suore della comunità Stella del mattino di Rivarolo, il lavoro personale sulla Scuola di Comunità, la catechesi specifica del movimento.

Così i gesti consueti come gli Esercizi Spirituali e gli incontri di Scuola di Comunità o le Assemblee non più in presenza, ma su Zoom, rompono l’impossibilità di vedersi per le misure anticovid e mantengono il legame personale con la guida del Movimento.

La riduzione di gesti abituali come la Colletta per il Banco Alimentare o il Banco Farmaceutico, non più gestite in gruppo, ma fatte con modalità che chiamano più in causa la responsabilità personale di ciascuno di fronte al bisogno dei nostri fratelli uomini.

Nel confronto con la realtà ciascuno di noi ha potuto vedere ciò che lo ha ridestato facendolo uscire dal nulla: il video della testimonianza del sociologo Mikel Azurmendi intervistato al Meeting di Rimini, o la serenità e la pace di una nostra amica, pur nel dolore per la perdita del marito che diventano richiamo per tanti.

La vita si gioca in quello che accade: un fatto che affascina e libera, nel quale uno vede che quello che dice Cristo corrisponde al nostro cuore.

Don Giussani, di cui in questi giorni si celebra l’anniversario della morte, ce lo ha sempre detto, che guardare è la prima condizione per un cammino veramente umano. Nella compagnia la cosa più importante è guardare alle persone, per riconoscere Qualcosa dentro qualcosa; è la Fede, cioè il riconoscere nella realtà una Presenza grande che opera. Riscopriamo così il Carisma, l’aver incontrato uno, seguendo il quale la realtà della Chiesa diventa una circostanza precisa da seguire, una compagnia al Destino.

rosaria balassi