Stemma episcopale

STEMMA assunto da S.E.R. Mons. Edoardo Aldo CERRATO, C.O. Vescovo di Ivrea.

Quando, chiamato dal Santo Padre Benedetto XVI all’Episcopato, ho dovuto pensare, dopo le cose più importanti, anche a procurarmi uno stemma, senza esitazione ho scelto quello di San Marzanotto d’Asti, il paese dei miei, i Cerrato e i Bianco che hanno dato origine alla famiglia in cui sono nato e della quale ringrazio il Signore.

Uno stemma, per un nuovo Vescovo che non ne ha uno di famiglia, diventa, di solito, qualcosa di molto personale: si mettono su uno scudo elementi simbolici, programmatici, allusivi; per questo ‘ da quando non sono molti i Vescovi che posseggono blasoni gentilizi di famiglia ‘ negli stemmi ecclesiastici abbondano simboli religiosi altamente eloquenti.

Nel mio si potrebbe pensare che la Vergine Madre che compare nella parte alta dello scudo ‘ raffigurata come Madonna della Vallicella di Roma, venerata da tutta la Congregazione di San Filippo Neri, mia famiglia anch’essa ‘ sia l’unico elemento ‘religioso’. Ma non è così: l’insegna di San Marzanotto è per me espressione di un prezioso patrimonio di valori umani e cristiani; meglio: di realtà umane e cristiane, perché i valori acquistano pieno significato quando si incarnano. Nel cristianesimo questo è l’essenziale: Dio che si è fatto uomo per salvare l’uomo porta a compimento l’umano; il frutto della fede cristiana è l’uomo che, nonostante le sue fragilità e infedeltà, con san Paolo può affermare: «Vivo non più io, Cristo vive in me; e questa vita che io vivo nella carne la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal. 2,20). Il cristianesimo è tutto nella ‘passione’ di Dio per l’uomo: tanto appassionato all’umano, questo Dio, da condividere, in Gesù Cristo Uomo-Dio, le gioie e i dolori dell’uomo, i sentimenti e le paure, le fatiche e la crescita, la vita e la morte, offrendo una salvezza eterna che incomincia nel breve scorrere del tempo come una elevazione, una trasformazione: un lievito che fa fermentare la pasta senza toglierle nulla, anzi, dandole di più: la possibilità di una levatura che essa non potrebbe darsi con le sole sue forze.

Edoardo Aldo Cerrato

BLASONATURA

‘D’azzurro alla torre d’oro, merlata alla guelfa di quattro pezzi, finestrata (3) di nero e sormontata da una stella (8) d’argento. Al capo: d’oro, al caratteristico busto della Madonna vallicelliana, al naturale, sostenuta dalle nuvole e da un montante, il tutto cucito d’argento. Lo scudo, accollato ad una croce astile d’oro, è timbrato da un cappello di verde, con cordoni e nappe dello stesso, in numero di dodici, disposte sei per parte, in tre ordini di 1, 2, 3. Sotto lo scudo, nella lista bifida e svolazzante d’argento, il motto in lettere maiuscole di nero: ‘ILLE FIDELIS’.